E alla fine il castello Malaspina diventò un prodotto da commercializzare, o almeno è quello che si evince leggendo l’opuscolo sui progetti del Piuss che l’amministrazione comunale sta consegnando ai cittadini. Nel testo anonimo riguardante il castello, il monumento è indicato senza mezzi termini come “merce”, parola che manifesta il preciso intento commerciale. E ancora una volta insorge Italia Nostra: finora ci si è sempre riferiti al castello come risorsa, bene o valorizzazione, termini che possono indicare un utilizzo economico, ma che danno priorità ad altri aspetti. Chiamandolo merce diventa invece palese il non riconoscimento del bene culturale da tutelare, dice italia nostra, ma solo un’architettura da sfruttare economicamente. E intanto arriva la risposta all’associazione e al comune del garante dell’informazione Massimo Morisi sul Diniego di accesso alla documentazione d’ufficio da parte del Comune di Massa. Premettendo di non avere poteri in materia, il professore analizza la disputa. L’amministrazione, secondo la norma, dice di negare l’accesso per il “controllo generalizzato” sul suo stesso operato e che si possono consultare i documenti per interessi personali e concreti. Posizione condivisibile, ammette il garante, ma non è questo il caso. Italia nostra inoltre è un’associazione ambientalista regolarmente iscritta, quindi abilitata a ricorrere ai tribunali della Repubblica per la tutela dell’ambiente, a presentare memorie e documenti e ad accedere agli atti senza limitazioni. “Materie così delicate, aggiunge il garante, dovrebbero vedere la massima e più fruttuosa collaborazione tra pubbliche amministrazioni e cittadini organizzati e non”. Infine, il suggerimento di ricorso al TAR o al Difensore civico.