La “Festa della Musica” promossa da Comune di Carrara e Contatto Radio-Popolare Network, ha ancora qualche data da recuperare, e lo farà a partire da domani sera, alle 21.30 in Piazza Alberica, quando salirà sul palco il gruppo toscano più esilarante nello scenario musicale di ultima generazione. I Gatti Mèzzi, un duo pisano, formato da Francesco Bottai e Tommaso Novi a cui si aggiungono Matteo Anelli e Matteo Consani. Letteralmente in dialetto l’aggettivo “mèzzi” vuol dire fradici. “Roba da gatti mézzi”, è un modo di dire pisano, che sta per “la cosa peggiore che possa capitare”. La peggior cosa che infatti possa capitare ad un paio di gatti è un diluvio nel vicolo o una piena d’un fiume in città. L’immagine evocativa di due gatti infradiciati scorrazzanti in un vicolo notturno è forse l’idea che sta alla base del progetto artistico del gruppo, strampalato e divertente. Come scrive il critico musicale Lizzadro, l’idea è che “la realtà urbana sia cittadina che provinciale italiana, globalizzata e tecnologica stia dimenticandosi dei propri vicoli bui e puzzolenti, dei suoni e dei rumori nascosti che in questi luoghi è ancora possibile ascoltare, del frastuono dei suoi abitanti secchi e spelacchiati che riescono a fare di un gran trambusto la loro esistenza fra un miagolio d’amore e un altro di disperazione e il tutto nella loro lingua d’elezione: il dialetto”. Nella musica dei Gatti Mèzzi la passione per un tipo di composizione ironica, sperimentale, colta e irriverente, le melodie che spaziano dal jazz allo swing unite alle sonorità della musica popolare si unisce, rileggendola, alla tradizione cantautoriale italiana. La parola “Struscioni”, il titolo del loro ultimo album, indica coloro che si dedicavano ai balli lenti, balli che imponevano un contatto fisico tra le due persone che danzavano insieme, ed è preso in prestito come simbolo, emblema di un modo di vita meno frenetico e più umano, dove la comunicazione avveniva in modi autentici, anche attraverso il corpo, il respiro, gli sguardi ravvicinati, gli odori, i profumi. “Struscioni”, strizzando l’occhio a Giorgio Gaber e Paolo Conte, è anche una “sorta” di viaggio nelle vite, nei vizi e nelle virtù di personaggi raccontati, e colti in quegli attimi che fanno della cosiddetta marginalità un’essenza irripetibile.