150mila euro a questo ammonta il danno per la perdita delle navi da crociera a Carrara, stime realizzate sommando i mancati incassi dei vari soggetti coinvolti nello sbarco delle navi; dagli ormeggiatori ai pilot all’agenzia che cura gli accosti delle navi. Il problema? Ufficialmente i costi di rifornimento delle navi, e nello specifico i costi della bettolina per il bunkeraggio ovvero il rifornimento che deve essere fatto tassativamente all’arrivo della nave in porto. Ma due giorno dopo l’annuncio cominciano a emergere altre possibili ragioni sulla rinuncia allo sbarco delle navi, totalmente gestito dalla Trumpy Tour di Genova per conto di importanti armatori. Tra le possibilità infatti ci sarebbero motivazioni legate ai pacchetti turistici offerti ai croceristi, si perché la Trumpy si occupa in pratica della gestione delle varie mete offerte a bordo della navi oltre che a tutto quello che gravita attorno all’ospitalità. In pratica almeno fino all’anno scorso il territorio provinciale era messo in un certo senso in secondo piano rispetto alle città d’arte toscane, quest’anno però a Carrara era sorta un Ati, associazione temporanea d’impresa, formato da aziende locali per fornire pacchetti alternativi ai turisti puntando forte sulle cave e sul centro storico. E potrebbero essere proprio questa la ragione che avrebbe fatto decidere a Trumpy di cambiare metà d’arrivo con la vicina Livorno, un porto che in più offre un elevata organizzazione.