Salvatore Iodice: una vita per i suoi detenuti, per il suo carcere; il sogno divederlo a porte aperte; per quanto possibile; una sorta di quartiere dove i carcerati imparano a lavorare a tenersi da parte il denaro: a risparmiare per una vita futura fuori dalle sbarre. Al di là del muro. Era lui quello che parlava di dare una possibilità a chi sbaglia e di capire i drammi della reclusione. Chissà oggi cosa direbbe, se avesse sentito il magistrato federico manotti parlare di uomini che sono venuti meno ai loro doveri di imparzialità; dimenticando il giuramento alla costituzione per adempiere a doveri pubblici e mai privati. Iodice aveva aperto il suo carcere a tanti amici del mondo dello sport e dello spettacolo: marcello lippi fu presente a tante inaugurazioni importanti a tante partite di calcio fatte per beneficenza o semplicemente per distrarre i detenuti, che avevano una loro squadra e che si cimentavano anche nei tornei interforze, contro la squdra dei carabinieri, dei secondini, o dei politici locali. Il direttore del carcere di Massa e’ Salvatore Iodice, che negli anni ha caratterizzato la sua attivita’ con iniziative di carattere sociale per il recupero dei detenuti è stato promotore della nascita della squadra di calcio ”la Galeotta”, composta da detenuti semiliberi e rappresentanti delle forze dell’ordine che ha partecipato al campionato di Terza Categoria; di questa squadra si parlò tanto anche quando scoprirono che i detenuti facevano girare la droga appena fuori dal carcere approfittando di allenamenti e partite. Iodice ha favorito il reinserimento dei detenuti nella societa’ tramite lavori retribuiti dentro e fuori dal carcere ed ha portato personaggi del mondo del pallone nella casa circondariale per incontri e partite di calcio con i reclusi. Iodice ha aperto il carcere a Pierluigi Collina, Marcello Lippi, Silvio Baldini, Renzo Ulivieri, Luciano Spalletti. Hanno cantato per i detenuti autori come eugenio Bennato. Ora tra gli appalti pilotati spicca anche quel grand egiardino, ludoteca per far giocare i figli dei detenuti in visita. E si perde la fiducia anche per le cose buone che apparivano ben fatte