Alla fine il lavoratore vittima di spionaggio della Barsanti Macchine è stato licenziato; aveva già ricevuto lettere dall’azienda in cui veniva accusato di essere uscito di casa nel periodo di malattia. E nella lettera di fine rapporto l’azienda non si discosta dalle prime spiegazioni; contesta al dipendente di non aver rispettato i suoi doveri e la correttezza su cui si basa il rapporto di lavoro. Dal canto loro, i sindacati avevano attaccato duramente il comportamento della Barsanti Macchine e i lavoratori hanno anche contestato con due ore di sciopero per l’inaccettabilità e illegittimità dell’azione persecutoria attuata dall’azienda e lesiva della privacy dell’uomo e della sua famiglia. Sul caso oggi interviene anche sinistra ecologia e libertà definendolo l’ultimo atto di una politica antisindacale e antioperaia; da qui l’appello del Sel alle forze politiche a cui chiede sostegno nei confronti dei lavoratori discriminati. Quelle dell’azienda, dice il coordinamento provinciale, non sono azioni di controllo dell’assenteismo, ma vere e proprie forme di spionaggio e di intimidazione. In più la Sel fa notare che la Barsanti anziché aprire un normale confronto sindacale ha preferito passare al licenziamento, “politico” perché contro un lavoratore che è anche rappresentante sindacale.