Forse sarebbe il caso di chiuderla la Commissione Pari Opportunità e non di finanziarla, così la pensa il consigliere Musetti accusando le sue componenti di un netto disimpegno. “L’unica grande idea che hanno avuto le donne della pari opportunità è stata l’opportunità di darsi un compenso politico”, afferma sottolineando che in stagione di grandi tagli alle spese della pubblica amministrazione ciò rappresenterebbe un vero e proprio affronto al buon costume e alla onorabilità di un ente che dovrebbe al contrario essere di puro impegno civile. Ritorna poi, Musetti, ad attaccare il Partito Democratico, che utilizzerebbe la commissione per sistemare le proprie donne in cerca di un ruolo, prima Mattei, ex dissidente del Pd, e poi Vincenti, ex donna tra le fila del Sindaco ed ora in quota Partito Democratico. In due anni le donne della commissione sarebbero riuscite ad organizzare un solo timido dibattito, non accorgendosi neppure di avere un sito dedicato alle proprie praticamente inesistenti attività, che non sarebbe aggiornato dal marzo del 2007. Ancora, non avrebbero neppure provveduto a chiedere l’inserimento delle nuovissime componenti del loro organigramma visualizzabile proprio da quella pagina web. “Ma allora”, domanda Musetti, “perché pagare una commissione se questa non ha neppure voglia di monitorare la propria attività?E perchè delle persone nominate dalla politica e non dal popolo dovrebbero essere retribuite? Infine, quale mansione possono vantare per pretendere un compenso che spetta solo come corrispettivo di un servizio fornito alla cittadinanza?”. Insomma, secondo il consigliere de La Destra, sarebbe al contrario da valutare se questa commissione ha ancora un senso in una città dove i problemi sarebbero molto più seri e dove le pari opportunità non dovrebbero essere gestite da salotti istituzionali. “Invito il Presidente del Consiglio”, conclude Musetti, “a richiamare le rappresentanti della commissione, sollecitandole a fare qualcosa di concreto e tangibile, prima di mettersi a batter cassa”.