Il Comune si ostinerebbe a respingere ogni misura volta a ridurre le polveri disseminate dai mezzi del marmo e per quanto riguarda l’impianto lavaruote di Torano, le motivazioni economiche addotte, per respingere la proposta di potenziarlo con due addetti muniti di lancia idropulitrice, sarebbero nell’ottica di Legambiente, del tutto pretestuose. Ciò sarebbe dimostrato dal fatto che la proposta rigettata di obbligo di lavaggio anche per fuoristrada e camion dei blocchi e quello per i camion di scaglie, di viaggiare col telone chiuso, rappresenterebbero misure attuabili immediatamente e a costo zero. “In questo caso la giustificazione è risibile”, afferma l’associazione ambientalista, “il sindaco non vuole procedere con ordinanze e sanzioni, ma intende conseguire lo stesso risultato sensibilizzando i camionisti: per coerenza allora, potrebbe risparmiare anche non assumendo i vigilini che controllano la sosta e, contando sulla sensibilizzazione degli automobilisti, impiegare quei soldi per assumere gli addetti all’impianto di Torano”. La motivazione che spingerebbe poi Zubbani ad insistere per mantenere fermo il progetto di un impianto solo lavaruote a Miseglia, ovvero la fiducia riposta nei propri tecnici sarebbe, secondo Legambiente, addirittura commovente, in quanto questi ultimi sarebbero gli stessi che hanno finora ritenuto ottimale l’impianto di Torano. “Risposta negativa anche alla richiesta di un’ordinanza alle cave di mantenere puliti con macchine spazzatrici gli imbocchi delle vie d’arroccamento”, prosegue l’associazione, “e la promessa di sostituirla con controlli non è sufficiente data la rarità e superficialità delle quali si ha ormai una pluriennale esperienza: nel primo trimestre 2010 le sanzioni ai camion sono diminuite del 50% rispetto al numero, già infimo, del primo trimestre 2009”. Una vera provocazione infine sarebbe stato l’intento, di “modificare” l’ordinanza che prescrive i cassoni a tenuta stagna, introducendo in sua vece la tolleranza per una fessura di 5 mm, in quanto da una fessura simile lunga 3 metri tutta l’acqua contenuta nel cassone si riverserebbe sulle strade. Dopo 5 anni di violazione giornaliera dell’ordinanza quindi, il sindaco intenderebbe rientrare nella legalità ritirandola. “L’ostinazione del sindaco a respingere le misure più efficaci, comprese quelle a costo zero, è veramente incomprensibile”, conclude Legambiente, “se questa ostinazione dovesse persistere, il nuovo sollecito del giudice Pulvirenti, a cercare un accordo con i cittadini, sarebbe già caduto nel vuoto”.