La proposta variante smonterebbe tutta una serie di tutele presenti nel piano ancora vigente, demolendo la fascia di protezione che ha consentito il contenimento di una diffusione indistinta, evitando pericolose saldature tra i diversi insediamenti storici di fondovalle. In questo modo si inserirebbero ripetuti ampliamenti del territorio urbanizzato anche attraverso il rimando alla loro perimetrazione, e prevedendo circa 1 milione e 200 mila metri² di nuova superficie edificabile per circa 15 mila nuovi abitanti, a fronte di un andamento demografico spesso addirittura in calo, spingendo verso una diffusa “marmellata urbana”. Le previsioni destrutturerebbero così gli assetti storici del territorio e porterebbero ad una progressiva perdita di importanza dei nuclei storici, a partire dal centro di Carrara, nel quale sarebbe al contrario da evidenziare l’assoluta mancanza di un recupero dell’edificato esistente. Circa poi il “Quadro conoscitivo” le associazioni osservano una ripresa delle indagini compiute nel 1995, con scarsi aggiornamenti: viziate le proposte da forte genericità, come accadrebbe nell’analisi dei “sistemi di mobilità e di trasporto urbano”, in cui vengono riportate le principali linee e fermate degli autobus. Insufficienti queste per un territorio complesso e problematico per aspetti legati al trasporto ed alla mobilità. Circa il processo di partecipazione il percorso tenuto dall’Amministrazione non risponderebbe alla disciplina regionale vigente: mancanza di un processo di progettazione partecipata; inesistenza di forme di partecipazione attiva dei cittadini, tramite la sola attuazione di semplici incontri di illustrazione di scelte progettuali già definite; assemblee volte alla mera creazione di consenso; difficoltà nel reperire informazioni e documentazione, sia durante la fase di progettazione che di adozione del piano. La realtà territoriale verrebbe poi a banalizzare quelle invarianti che, fino ad ora avrebbero invece rispettato la complessità di un territorio che in poco più di 7 mila ettari condensa mare, pianura costiera, fondovalle, colline ed alta montagna: sparirebbero così le invarianti dell’arenile, del torrente Carrione, dell’asse del Viale XX Settembre, sussisterebbe un’illogica discontinuità tra la parte a mare ed il retroterra, indefinita la zona di “Anderlino”, che risulterebbe zona “bianca”, la sola di tutto il territorio comunale. Incomprensibile poi, secondo le associazioni, la mancanza, fra “le aree industriali e artigianali esistenti”, quelle presenti lungo il Carrione, in prevalenza dedicate alle attività concernenti il lapideo. Preoccupante infine la scarsa rilevanza tecnica dei disposti per il contenimento dei consumi energetici e degli inquinanti degli edifici, così come la mancanza di una disciplina in materia di edilizia sostenibile.