‘Bike sharing’: nuovo fallimento, dopo l’operazione ‘navigatori satellitari’?

 Avete presente la vicenda dei 180 navigatori satellitari, acquistati tempo fa dalla Provincia e affidati in larga parte all’Apt per essere poi concessi in uso gratuito ai turisti che ne avessero fatto richiesta? Ebbene, a distanza di poco più di un anno dalla mia denuncia di quell’incredibile sperpero di denaro pubblico, che ebbe rilevanza nazionale (perché il progetto dei navigatori, giova ricordarlo, è stato un clamoroso fallimento), la Provincia e l’Apt di Massa-Carrara si stanno lanciando in un’altra impresa che ha già il sapore della bufala. Questa volta si parla di ‘bike sharing’, letteralmente ‘condivisione delle biciclette’, un’operazione che, a detta dei promotori, dovrebbe servire a «veicolare l’immagine del nostro territorio» e dovrebbe essere una «risposta alle sempre più frequenti domande di mobilità alternativa sostenibile», come si legge nell’avviso di ‘Manifestazione di interesse per la fornitura e montaggio di un sistema di bike sharing in località Marina di Massa e località Partaccia’, pubblicato nei siti Internet della Provincia e dell’Apt.

 

Il bike sharing, se sviluppato con intelligenza, in effetti è uno strumento che può incentivare la mobilità alternativa sostenibile, e lo dimostrano le esperienze di diversi Comuni che l’hanno attuato con successo. Peccato che la ‘trovata’ del direttore dell’Apt Antonio Tarantino (che è pure ‘responsabile del procedimento’) e dell’assessore alle Politiche del turismo Sara Vatteroni sia paragonabile al classico matrimonio con i fichi secchi, per di più da pagare a peso d’oro! Il progetto, infatti, la cui base d’asta è di ben 36mila euro oltre Iva, prevede la «realizzazione di 2 stazioni di cicloposteggio, per un totale di 16 cicloposteggi, oltre all’acquisto di 12 biciclette, 100 tessere elettroniche e 100 cavi antifurto». All’importo previsto, infine, vanno aggiunte «opere civili accessorie e allacciamenti elettrici», a carico dell’Apt.

 

Come ha già fatto notare la Fiab (Federazione italiana amici della bicicletta), le 12 bici e le 2 stazioni sono una quantità esigua, per non dire ridicola, rispetto a quella che potrebbe essere la domanda di cittadini e turisti, quindi non si comprende in che modo questa limitata offerta di servizi, peraltro circoscritta solo alle zone di Marina di Massa e Partaccia, possa rispondere «alle sempre più frequenti domande di mobilità alternativa sostenibile». Inoltre, tanto l’assessore quanto il direttore, nella loro ‘sintonia’ dimostrano di ignorare il comportamento tipico del turista delle due zone in questione, poiché il frequentatore dei campeggi, di solito, si porta le bici al seguito! Dunque, forse restano i turisti stanziali e i clienti degli alberghi, ma in questo caso, tenendo conto delle strutture che già mettono a disposizione dei loro clienti le bici, rimarrebbero davvero pochi fruitori, che per la collettività avrebbero un costo salatissimo, proprio come è accaduto con i navigatori satellitari usati, nel primo anno di sperimentazione, da meno di 20 turisti!!!

 

In conclusione, se il servizio è da intendersi per la cittadinanza, più che per il turista, a che servono solo 12 biciclette, in una città che non ha ancora investito adeguatamente nelle piste ciclabili, nei percorsi segnalati, nella sicurezza stradale e nella rimozione delle barriere architettoniche?

Cesare Micheloni

Consigliere provinciale