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Le classi sono state coinvolte nel progetto “Da bambino a bambino: un ponte per la pace”, promosso dalla provincia per inviare doni ai bambini della Striscia di Gaza. E questi, chiusi poi in 17 scatoloni, sono stati raccolti dagli stessi studenti che, oltre ad articoli di cancelleria necessari per studiare, hanno rinunciato a qualcuno dei loro giocattoli per offrirli a bambini cresciuti in una terra che, da oltre 60 anni, non conosce pace. Dopo l’ultima aggressione israeliana inoltre, l’operazione “Piombo Fuso” a Gaza è costata migliaia di morti, la distruzione di case e quella quasi totale di ogni infrastruttura. E le insegnanti di religione che hanno seguito i bambini nel percorso affermano di aver voluto dar loro la possibilità di conoscere altre realtà, lontane anni luce dalla loro, per far sì che queste diventino sempre meno virtuali e più concrete. Per questo motivo insieme ai doni, i piccoli palestinesi riceveranno anche disegni e lettere in inglese da parte dei loro coetanei italiani, con la speranza di costruire un reale contatto, fatto di esperienze raccontate, appunto, da bambino a bambino e fuori da ogni mediazione più o meno politicamente corretta. E la Provincia afferma d’essere particolarmente impegnata per il popolo palestinese: la costruzione di 2 cisterne nella città di Hebron l’anno scorso ed un altro appena iniziato, a Nablus, dove dai disegni raccolti nei centri giovanili della città verrà realizzato un cartone animato al fine di illustrare la vita in Cisgiordania, filtrata dallo sguardo spontaneo dei più piccoli.  Già nel luglio scorso inoltre, il Consiglio Provinciale aveva scelto la strada della solidarietà decidendo di donare il gettone di presenza dei consiglieri per l’intera legislatura, per adottare a distanza proprio due bambini colpiti dalla guerra nella Striscia, Hassad e Khalima, lui un occhio perduto, lei un trauma psicologico dovuto alle bombe che non accenna ad abbandonarla. “Sono felice di donarvi qualcosa a me caro”, dice Alessia cominciando a leggere il pensiero che invierà a quei bambini lontani, “non è giusto che non possiate studiare come noi”, continua Matteo, qualcun altro augura pace e fratellanza…”sono sicuro che la guerra finirà presto”, scrive…e ce lo auguriamo anche noi, sperando, almeno per il momento che quei doni inviati col cuore riescano questa volta a varcare quelle frontiere blindate.