Comunicato: approvazione del PEC.
Il Nuovo Piano Energetico Comunale, approvato dalla maggioranza nella seduta consiliare fiume del 27/28 ottobre scorso, in realtà detterebbe solo linee guida che dovranno essere sviluppate sia per il reperimento delle risorse economiche che per l’applicazione oggettiva sul territorio.
Difatti, da un’attenta lettura ed analisi delle 16 schede che compongono il PEC, si capisce che molti “progetti” in realtà non sono altro che “studi di fattibilità” e non veri e propri interventi, tra cui quello che ha sollevato maggior discussione, ossia la scheda 8 sugli impianti a biomasse.
Studi di fattibilità che necessiteranno, poi, di quantificazioni economiche, di autorizzazioni o bandi regionali per i co-finanziamenti (ove previsti), e poi di ulteriore approvazione prima di essere introdotti sul territorio: praticamente un’enormità di tempo.
La cosa che, invece, al gruppo consiliare del PdL non è sfuggita, e che guarda caso non viene riportata nemmeno sui giornali, è la tanto famigerata scheda 10 sulla realizzazione del “car sharing”.
Riassumendo, si tratterebbe di un abbandono della concezione di auto come mezzo personale, ma si ricorrerebbe ad un affitto esterno di automezzi da prelevare presso un parcheggio apposito e da riconsegnare presso un altro, che favorirebbe l’utilizzo congiunto da parte di più persone che, in questo caso, si concentrerebbero per usare un mezzo unico anziché uno pro capite.
Questa eventualità del car sharing è indubbiamente logica ed ovvia per le grosse realtà metropolitane, laddove per non ingorgare tangenziali e grosse arterie di comunicazione, si tende a snellire il traffico riducendo il numero di veicoli circolanti ed accorpando, così, il numero degli occupanti di ogni singolo automezzo.
Ma in una realtà limitata come la nostra, sia per la viabilità che non presenta grosse arterie di comunicazione da intasare, che nemmeno per l’esiguo numero di chilometri da percorrere nella cinta provinciale, che senso avrebbe l’instaurazione del car sharing?
L’ipotesi negativa per cui si ricorre a creare questo tipo di “affitto d’auto” è anche la scarsità o l’insufficienza del servizio pubblico.
Allora, in questo caso, dato che a Massa il servizio pubblico latita, sarebbe stato opportuno creare un “car sharing” con un parco macchine più cospicuo per soddisfare le richieste dovute a queste croniche carenze.
Ma la cosa che ha suscitato scalpore non è tanto lo stupore per l’improponibile novità, ma il fatto che questa scheda, a differenza di quasi tutte le restanti, non è uno studio di fattibilità, bensì un progetto in fase di attuazione senza alcun finanziamento esterno, e quindi da sostenere interamente a spese del Comune.
Pertanto una spesa che comporterebbe l’acquisto di 5 autovetture (a che servono solo 5 automezzi per un’iniziativa nobile per tutta la città, quando le flotte metropolitane di car sharing viaggiano intorno alle 50/100 unità veicolari) quantificata dall’amministrazione in 70.000 euro che saranno date in gestione ad una società terza che si occuperà del loro mantenimento (bollo, assicurazione, tagliandi) e soprattutto del loro affitto e dell’incasso del corrispettivo.
Ma in sostanza: al Comune cosa andrebbe nelle casse? Dove sarebbe il vantaggio economico? E se l’esperimento non andasse a buon fine, quanti soldi sprecati inutilmente senza che sia stato fatto uno screening sull’effettiva domanda sul territorio di un servizio così particolare ed appannaggio di pochi (forse per questo è stato voluto e creato?).
In ultimo è da ricordare a tutti che il giorno 26 ottobre, in Consiglio comunale è stato bocciato il mio ordine del giorno sull’istituzione di una navetta gratis per malati e dipendenti con la scusa che non c’erano soldi, né da parte dell’amministrazione, né dell’ATN.
Ma per realizzare questo servizio d’élite, i soldi da dove sono saltati fuori?
E questo sarebbe l’interesse per la collettività: un altro piano che nasconde al suo interno interventi mirati solo per pochi fruitori.
Stefano Caruso
Consigliere comunale del PdL