Con il 7 gennaio si è chiusa l’inchiesta pubblica relativa al Paur sul progetto di completamento oltre quota +43  della discarica per rifiuti speciali di Cava Fornace. La fretta, che sempre ha dimostrato la Presidente Cardillo con la sua commissione nel chiudere questo procedimento, conferma quanto sosteniamo da mesi evidenziando che questa inchiesta è stata concessa dalla Regione, ma non voluta come strumento di partecipazione, generando nell’intero comprensorio malcontento sia nella popolazione che nelle amministrazioni.

Infatti 3 Comuni: Forte dei marmi, Pietrasanta e Massa hanno presentato ricorso contro questa inchiesta e il Comitato dei Cittadini insieme a numerose altre associazioni e cittadini hanno abbandonato i lavori ricusando la Presidente per il comportamento tenuto, che a nostro avviso ha fortemente limitato la partecipazione e la discussione contravvenendo lo spirito con cui nasce lo strumento dell’inchiesta pubblica.

La relazione finale dell’inchiesta, nella sua prima stesura pubblicata il 02 gennaio non riportava nulla circa le contestazioni avvenute sia per il metodo adottato nella conduzione dei lavori, sia per l’impossibilità  di confrontarci con Arpat e Gaia, oltre che per la mancata sospensione dei lavori in attesa delle integrazioni al progetto richieste dalla Regione che il gestore deve presentare nei prossimi mesi.

Nella relazione non si parla della sala vuota dopo l’abbandono dei lavori da parte nostra: quella sala vuota rappresenta una sconfitta assoluta per la Regione Toscana, che  parla di partecipazione sulla carta ma che ha difficoltà a volerla davvero. Solo dopo l’ultima seduta del 3 gennaio la commissione pressoché in solitaria, forse temendo il ricorso presentato dai comuni, ha deciso di aggiungere 2 paginette stringate su questi fatti gravi e incresciosi.

Noi rimaniamo alle parole sconcertanti della responsabile ambiente del Pd Regionale, Cristina Giachi, che ci ha confessato che la discarica di Cava Fornace è propedeutica al piano di economia circolare regionale, ovvero il piano rifiuti e quindi non potrà essere chiusa. Riprendendo il documento Regione Toscana Direzione Ambiente ed Energia (Via-Vas) abbiamo capito che per la Regione è più facile riempire un sito non idoneo, con tutte le conseguenze sulla salute e sull’ambiente, piuttosto che cercare soluzioni alternative. Prova ne è, come ci è stato riferito innumerevoli volte, che nessuno potrebbe oggi conferire una nuova autorizzazione con le Nuove Normative. Non si può che dire che: “ la situazione è grave ma non seria”..

E con  queste parole della Giachi, si potrebbero invece spiegare i comportamenti tenuti dalla Presidente Cardillo, funzionaria della Regione Toscana, e che tanto hanno offeso i partecipanti. Non è stata concessa la sospensione in attesa di potere valutare l’intero progetto con le integrazioni e sono mancati gli enti tecnici che avrebbero potuto chiarire tante perplessità che abbiamo sulla discarica e sul suo completamento.

Dalla relazione finale comunque si evince che la discarica di Cava Fornace non sia mai stata sottoposta a Valutazione di Impatto Ambientale e che non sia mai stato rilasciato un parere sanitario, previsto come obbligatorio dal testo unico ambientale. Siamo di fronte ad una industria insalubre di primo grado e a tutela  dell’ambiente e soprattutto della salute dei cittadini sarebbe un atto di responsabilità da parte dei sindaci il rilascio del parere sanitario.

Il piano di monitoraggio presentato da PAA appare decisamente insufficiente visto il tipo discarica e la vicinanza a centri abitati e ecosistemi fragili come il Lago di Porta, anche considerando i risultati della verifica fatta nel 2023 da ARPAT che ha evidenziato sforamenti importanti di triclorometano, solfati, ferro, manganese e arsenico. Sullo smaltimento del percolato il progetto appare superficiale, come superficiale sulla tenuta delle geo-membrane e dei versanti in considerazione di eventi meteorologici straordinari.

Ma sicuramente questa inchiesta non ha smentito in alcun modo l’inchiesta precedente, che definiva il sito, per le sue caratteristiche idrogeologiche non idoneo ad essere una discarica. E da qui si parte:

Indipendentemente dalle necessità della Regione Toscana  e di ALIA,  Cava Fornace non può’ essere una discarica. La Regione e ALIA troveranno sicuramente altri posti, idonei a mettere un deposito di amianto e non sopra a sorgenti d’acqua, vicino a centri abitati, a ridosso di un lago, area umida protetta dall’Unione Europea, come invece in barba ad ogni rischio connesso decise oltre 15 anni fa una politica cieca rispetto agli interessi locali.

Da noi ci sono ancora miseri politici locali che attendono qualche ammiccamento da Firenze, magari per cambiare aria, ma è chiaro che la discarica di Cava Fornace non è gradita al territorio, tanto che 3 sindaci come Murzi per Forte dei Marmi, Giovannetti per Pietrasanta  e Persiani per Massa hanno fatto ricorso contro un’inchiesta pubblica farsa. La discarica va chiusa, il progetto di PAA bocciato e quell’area bonificata. Prima che sia troppo tardi.

Comitato Volontario dei cittadini per la chiusura di Cava Fornace (ex Cava Viti)