Si'(CON RISERVA) ALL’INTRODUZIONE DI UNA TASSA SUGLI EXTRAPROFITTI DELLE BANCHE
NOTA AGGIORNAMENTO
Ringraziamo l’ABI che….”casualmente” ha aggiornato proprio quest’oggi i dati sui tassi praticati alla propria clientela ad agosto 2023, confermando, di fatto, i risultati della nostra elaborazione odierna.
Tra la messa di dati presentati, segnala che i tassi attivi medi praticati sui depositi dei nostri conti correnti (stock di risparmi pari 1.320 miliardi di euro), sono saliti ad agosto allo 0,40%, dallo 0,38% di luglio. Dato, quest’ultimo, che abbiamo utilizzato per realizzare la comparazione nella nostra ricerca di oggi.
Pertanto, rimane confermato il risultato della nostra analisi: se le banche applicassero lo stesso tasso attivo sui depositi di conto corrente del 2008 (1,87% anziché lo 0,40% nell’anno in cui il tasso di riferimento della BCE era lo stesso si oggi, ovvero al 4,25%), i risparmiatori italiani e il fisco disporrebbero di oltre 19 miliardi di euro netti in più.
Paolo Zabeo
CGIA
Se le banche italiane applicassero gli stessi interessi sui depositi in conto corrente del 2008, anno in cui il tasso di riferimento della BCE era lo stesso di oggi[1] (vedi Graf. 1), le famiglie e le imprese disporrebbero di 14,6 miliardi di euro netti in più. A beneficiarne sarebbe anche il fisco che dal prelievo sui risparmi vedrebbe aumentare il gettito di 5,1 miliardi[2]. Nel complesso, pertanto, correntisti ed erario disporrebbero di 19,7 miliardi aggiuntivi. Come è pervenuto a questi risultati l’Ufficio studi della CGIA ?
Quindici anni fa il tasso principale di rifinanziamento della BCE era al 4,25 per cento e i tassi di interesse applicati dalle banche sui depositi degli italiani erano all’1,87 per cento. Oggi, a parità del costo del denaro stabilito da Francoforte, sono invece allo 0,38 per cento. Ebbene, se ai 1.320 miliardi di euro di risparmi attualmente depositati negli istituti di credito italiani fosse applicato l’1,87 per cento (anziché lo 0,38), famiglie e imprese si ritroverebbero con 14,6 miliardi netti in più.
A gioire, comunque, sarebbe anche il fisco che, grazie a questo allineamento ai tassi attivi di 15 anni fa, incasserebbe 5,1 miliardi di euro di gettito in più dall’attuale applicazione delle imposte sugli interessi. Sommando i due importi, risparmiatori e fisco si ritroverebbero con 19,7 miliardi aggiuntivi: praticamente quasi un punto di Pil (vedi Tab. 1).
· Banche “avare” in tutta UE
A mantenere i tassi attivi sui depositi a livelli ingiustificatamente bassi non sono stati solo gli istituti di credito italiani. Gli ultimi dati disponibili (luglio 2023) ci dicono che la media degli interessi applicati sui conti correnti delle famiglie dell’Area dell’Euro era pari allo 0,27 per cento (-105 punti base rispetto al 2008), mentre in Italia si è attestata leggermente sopra e precisamente allo 0,28 (-118). Anche analizzando i dati relativi ai principali paesi europei, emerge un quadro generale “desolante”: in Francia la media degli interessi applicati è stata dello 0,05 per cento (-13), nei Paesi Bassi dello 0,10 (-70), in Spagna dello 0,12 (-68) e in Germania dello 0,41 per cento (-164 punti base rispetto al 2008). Insomma, nonostante la presidente della BCE, Christine Lagarde, abbia in più di un’occasione invitato nei mesi scorsi gli istituti di credito a remunerare maggiormente i risparmi dei cittadini europei, la risposta dei banchieri non c’è stata (vedi Tab. 2).
· Oggi, però, i mutui sono più convenienti di 15 anni fa
Se dal confronto tra il 2008 e il 2023 emerge che i tassi attivi sui depositi in conto corrente erano più alti 15 anni fa, è altrettanto corretto segnalare che anche dal confronto sugli interessi applicati ai mutui per l’acquisto di una abitazione, questi ultimi nel 2008 erano più alti di oggi. Sebbene il tasso di riferimento della BCE sia lo stesso (4,25 per cento), il tasso di interesse medio inclusi i costi (TAEG) applicato oggi in Italia ad un mutuo è al 4,58 per cento; 15 anni fa, invece, era al 5,95 per cento. Va altresì segnalato che i due casi appena richiamati hanno un numero di soggetti coinvolti molto diverso. Se tutte le famiglie italiane (pari a poco più di 26 milioni di unità) possiedono un conto corrente (in una banca o in Poste Italiane), le famiglie che hanno acceso un mutuo presso un istituto di credito per l’acquisto di una casa sono attualmente “solo” 3,5 milioni (circa il 13 per cento circa del totale). Pertanto, se tutte le famiglie scontano tra il 2008 e il 2023 una perdita dal confronto della remunerazione dei propri risparmi, quelle che invece si avvantaggiano ipoteticamente dal confronto del tasso applicato sul mutuo sono poche. Per le banche, ovviamente, la situazione si capovolge: se tra il 2008 e il 2023 il beneficio economico dall’applicazione degli interessi attivi sui conti correnti è molto elevato, la “perdita” dall’applicazione dei tassi sui mutui è, invece, contenutissima (vedi Tab. 3 e Graf. 1).
· Istituti di credito italiani con bilanci sempre più positivi
Se il ritorno dell’inflazione e il conseguente aumento dei tassi hanno comportato un generale impoverimento delle famiglie italiane, le nostre banche, invece, hanno registrato risultati di bilancio straordinariamente positivi. Nel 2022, infatti, gli istituti di credito del nostro Paese hanno totalizzato, al netto delle imposte, 21,8 miliardi di euro di utili, praticamente 8 miliardi in più rispetto al 2021 (+58 per cento)[3]. Questa situazione è stata confermata anche nei primi sei mesi di quest’anno. Tra i primi gruppi bancari presenti in Italia, la crescita percentuale degli utili è stata molto positiva. Solo uno, BPER BANCA, nonostante un utile netto di 705 milioni di euro, ha registrato una flessione (-49,1 per cento) (vedi Tab. 4). Ovviamente non possiamo che esprimere una grande soddisfazione di fronte a questi risultati; vuol dire che la governance di questi istituti bancari ha dimostrato di essere di grande qualità. Tuttavia, appare evidente che nell’ultimo anno – con tassi attivi praticati sui depositi pari allo zero virgola e quelli negativi applicati sui prestiti o sui mutui saliti attorno al 5 per cento – la politica monetaria della BCE ha favorito il conseguimento di ottimi risultati di bilancio per gli istituti di credito. Ora ci auguriamo che questi vantaggi economici accumulati nell’ultimo anno e mezzo vengano in parte redistribuiti, riconoscendo, ad esempio, una remunerazione “dignitosa” a chi continua a tenere i propri risparmi nel conto corrente bancario.
· Sì (con riserva) alla tassazione degli extraprofitti
L’accanimento fiscale contro chicchessia è sempre deprecabile. Anche quando il destinatario di questa misura è una banca o una multinazionale. Tuttavia, quando un soggetto in un particolare momento congiunturale sfrutta la sua posizione di rendita per aumentare a dismisura i profitti, l’introduzione di una imposta straordinaria una tantum è, a nostro avviso, auspicabile. In merito all’introduzione della tassazione sugli extraprofitti delle banche introdotta dal governo Meloni con il D.L. n° 104/2023, speriamo che il Parlamento la migliori in sede di conversione in legge. Ad esempio, evitando di penalizzare i piccoli istituti di credito che, anche in questo momento critico, non hanno mancato di dare il loro sostegno alle famiglie e alle piccole imprese. Altresì, come previsto dal Testo Unico delle Imposte sui Redditi (TUIR), rendendo il prelievo straordinario deducibile dal reddito di impresa. Sulla legittimità costituzionale del provvedimento, invece, non siamo in grado di dare un giudizio tecnico. Ci permettiamo di segnalare che chi beneficia di un aumento esponenziale dei profitti da una situazione straordinaria (in questo caso dall’impennata dei tassi di riferimento imposti dalla BCE), deve mettere in conto l’introduzione per legge di un prelievo una tantum. Una misura, quest’ultima, del tutto in linea con i principi generali richiamati anche nell’art. 2 della nostra Costituzione.
Graf. 1 – Tasso principale di rifinanziamento Banca Centrale Europea
Elaborazione Ufficio Studi CGIA su dati Banca Centrale Europea
Tab. 1 – In conto corrente, con gli stessi tassi del 2008, quasi 19,7 miliardi di interessi in più per famiglie, imprese, altri soggetti residenti ed erario
Depositi (milioni di euro) | |||
Depositi in conto corrente (luglio 2023) | 1.320.697 | ||
Tasso di interesse riconosciuto ai clienti su depositi in conto corrente (consistenze) – luglio 2023 | 0,38% | ||
Interessi lordi (milioni di euro) | di cui: gettito annuo su interessi (milioni di euro) | di cui: interessi netti (**) (milioni di euro) | |
(A) Interessi annuali con tassi di luglio 2023 | 5.019 | 1.305 | 3.714 |
Tasso di interesse riconosciuto ai clienti, pari allo stesso del 2008 (*) | 1,87% | ||
(B) Interessi annuali con tassi del 2008 (*) | 24.697 | 6.421 | 18.276 |
(B-A) Maggiori risorse a disposizione con adeguamento tassi di interesse ai livelli del passato | +19.678 | +5.116 | +14.562 |
Elaborazione Ufficio Studi CGIA su dati Banca d’Italia
(*) Interessi che si otterrebbero se il tasso d’interesse applicato ai depositi in conto corrente fosse lo stesso del settembre 2008, quando il tasso di rifinanziamento principale BCE era pari al 4,25%, lo stesso di inizio agosto 2023.
(**) Interessi netti calcolati con l’applicazione del 26% di tassazione sugli interessi attivi.
Tab. 2 – Tassi di interesse riconosciuti alle famiglie: bassi in tutta l’Area Euro
Rank per tasso di interesse luglio 2023 | PAESI AREA EURO (20) | sett-08 | lug-23 | differenza in punti base tra 2023 e 2008 |
1 | Lussemburgo | 2,77 | 1,35 | -142 |
2 | Austria | 2,08 | 0,69 | -139 |
3 | Germania | 2,05 | 0,41 | -164 |
4 | Finlandia | 1,39 | 0,32 | -107 |
5 | ITALIA | 1,46 | 0,28 | -118 |
AREA EURO | 1,32 | 0,27 | -105 | |
6 | Lettonia | 1,60 | 0,17 | -143 |
7 | Slovenia | 0,48 | 0,14 | -34 |
8 | Spagna | 0,80 | 0,12 | -68 |
9 | Estonia | 0,82 | 0,10 | -72 |
10 | Paesi Bassi | 0,80 | 0,10 | -70 |
11 | Belgio | 1,13 | 0,08 | -105 |
12 | Lituania | 0,49 | 0,07 | -42 |
13 | Irlanda | 1,60 | 0,06 | -154 |
14 | Malta | 1,37 | 0,05 | -132 |
15 | Francia | 0,18 | 0,05 | -13 |
16 | Slovacchia | 0,63 | 0,02 | -61 |
17 | Croazia | n.d. | 0,02 | n.d. |
18 | Grecia | 1,28 | 0,02 | -126 |
19 | Portogallo | 0,24 | 0,01 | -23 |
20 | Cipro | 1,66 | 0,00 | -166 |
Elaborazione Ufficio Studi CGIA su dati Banca d’Italia e BCE
Tab. 3 – Rispetto al 2008, oggi i tassi applicati sui mutui casa sono inferiori
Tassi di interesse | 2008-sett | 2023-lug | Differenza rispetto a 15 anni fa |
A) TAEG su mutui casa per famiglie | 5,95 | 4,58 | -1,37 |
B) Tassi su depositi in conto corrente famiglie | 1,46 | 0,28 | -1,17 |
Punti di base di differenza tra i 2 tassi (A-B)x100 | 450 | 430 | |
Rapporto tra i 2 tassi (A/B) | 4,1 | 16,1 |
Elaborazione Ufficio Studi CGIA su dati Banca d’Italia
Graf. 1 – FAMIGLIE: tassi per acquisto abitazioni (mutui casa)
e sui depositi in conto corrente a confronto nel tempo
Elaborazione Ufficio Studi CGIA su dati Banca d’Italia
Tab. 4 – Utile netto conseguito da alcune tra le principali
banche italiane (milioni di euro)
Utile | Variazione | |
netto | % su | |
1° semestre | 1° semestre | |
2023 | 2022 | |
MONTE DEI PASCHI DI SIENA | 619 | +1.068 |
GRUPPO UNICREDIT | 4.400 | +91,5 |
INTESA SAN PAOLO | 4.222 | +80,0 |
BANCO BPM | 624 | +77,9 |
BPER BANCA | 705 | -49,1 |
Dati estrapolati dai comunicati stampa presentati nei mesi scorsi
dai singoli istituti