Il Governatore, uscente, Enrico Rossi all’ospedale di Massa (non ci è mai piaciuto chiamarlo ‘vecchio’ o ‘ex’) è una notizia importante, impossibile da non commentare politicamente. C’era capitato qualche mese fa in piena emergenza sanitaria, zitto zitto, senza avvertire nemmeno il sindaco Persiani ed oggi torna in quella struttura che la Regione e il Pd fino a poche settimane prima ritenevano da abbattere o da svendere, intenzione davanti alla quale, spesso in solitaria, come Fratelli d’Italia ci siamo sempre schierati contro, proponendo invece che quel monoblocco servisse ancora per attività socio-sanitarie. Avevamo evidentemente ragione, nonostante Asl e Regione ci rispondesse sbrigativamente che i problemi strutturali dell’ospedale rendevano impossibile ogni altro utilizzo. Eppure alcuni piani, alcuni reparti erano praticamente nuovi, per altri si erano spesi non poche lire (ed in seguito molti euro) per rinnovarli e ammodernarli. Contemporaneamente a fronte dell’apertura dell’Ospedale Unico delle Apuane emergevano i problemi che la sanità apuana si porta ancora addosso e cioè l’insufficienza della sanità territoriale e delle cure intermedie, con distretti troppo piccoli ed una finta Casa della Salute. Sulla destinazione del nuovo distretto, una delle priorità della Amministrazione di centrodestra, la Regione stenta ad esprimersi. Sul futuro dell’Ospedale di Massa Asl e Regione ne hanno sparate di tutti i colori, dall’idea di farlo diventare la struttura ‘Covid’ della intera e cosiddetta ‘Aslona’, a sede della nuova Casa della Salute; oggi Rossi inaugura un reparto di cure intermedie Covid, facendosi scappare qualche promessa che suonava solamente come ‘elettorale’ giudicando forse i cittadini massesi come degli sprovveduti e con la memoria corta. Intanto il nostro ospedale non doveva essere così inagibile se ci entra per la seconda volta in pochi mesi ma la constatazione più importante da fare, oggi, oltre a quella di aver perso sette anni, è che tutti i problemi della Sanità a Massa e provincia rimangono, inalterati. Dalle liste di attesa alla situazione di grande precarietà dei lavoratori del Cup, alla già citata insufficienza delle strutture per cure intermedie, alla gestione del 118, ecc. Il Noa, tanto decantato, non è immune da grandi complessità che in alcuni casi mettono in difficoltà la buona qualità del personale medico ed infermieristico. Un caso è da anni quello di Ortopedia che nonostante copra anche turni in Lunigiana si trova da mesi sotto di tre unità con alcuni pensionamenti in dirittura d’arrivo; è giusto ricordare come alcuni interventi programmati al Noa siano bloccati e ci sono cittadini che attendono di essere operati fin dalle settimane prima dell’emergenza Covid. Solo una piccola parte di questi è stata smaltita a Fivizzano o al San Camillo ma si tratta di una dozzina di pazienti. Ricordiamo che il Pronto Soccorso, più piccolo degli altri nosocomi ‘gemelli’ (in teoria), avrebbe bisogno di interventi per allargarlo e renderlo più idoneo e dignitoso. Siamo convinti che davanti alla passerella elettorale di Rossi e del Pd in un ospedale simbolo del territorio più abbandonato della Toscana, la risposta sia soprattutto quella di una unità popolare dell’intera provincia, mortificata dalla Regione, e non campanilismi sterili. Questa unità di popolo avrà poi il 20 settembre la possibilità di contribuire al cambio di rotta della Toscana mandando all’opposizione il centrosinistra che da cinquant’anni governa la Regione.
Alessandro Amorese – Capogruppo Fratelli d’Italia
Alessandro Cancogni – Coordinatore comunale Fdi Massa