“È inconcepibile che dopo oltre un mese dal crollo del ponte di Albiano Magra, con le conseguenti gravi ripercussioni in termini di mobilità per tutti i cittadini e di ulteriore aggravio economico per le imprese del comprensorio lunigianese e spezzino, che non si sia messo ancora concretamente mano alla ricostruzione, ma ancor peggio non si sia messo mano allo sgombero e alla messa in sicurezza dell’alveo del Magra, che non si sia messo mano ad una soluzione alternativa alla viabilità”: è quanto afferma Paolo Bedini, Presidente della Cna Massa-Carrara in merito al crollo del ponte di Albiano Magra lo scorso 8 aprile.

“Abbiamo assistito al riemergere di una vecchia cultura che avevamo considerato finita con la ricostruzione, in poco meno di due anni, del ponte Morandi in Genova dopo il suo tragico crollo del 14 agosto 2018, una vecchia cultura del fare provvisorio di cui l’Italia è piena da decenni e non solo per le infrastrutture viarie. Per la nostra associazione non ci sono dubbi, la ricostruzione del ponte di Albiano Magra deve essere fatta, senza se è senza ma, con priorità assoluta, considerando anche il fatto che in Lunigiana sono emerse criticità strutturali e annessi rischi di crollo su altri due ponti e si spera che non emergano altre sorprese, in quanto ben sappiamo della crisi infrastrutturale in cui versano gran parte delle opere stradali e autostradali in Italia a seguito di assenti e approssimative manutenzioni.

“Ben venga la soluzione delle rampe sulla A.15 – analizza Bedini – ma anche in questo caso non occorre perdere tempo e senza precludere l’avvio dei lavori della ricostruzione del ponte di Albiano Magra. Le imprese della Lunigiana sono ridotte allo stremo e con il futuro incerto; dopo questi mesi di inattività forzata per fronteggiare il dilagare della drammatica epidemia, la ricostruzione del ponte di Albiano Magra e la ristrutturazione di altre infrastrutture sono punti essenziali per l’economia e il rilancio del territorio lunigianese anche in termini di sviluppo turistico”.

Cna chiede di coinvolgere le aziende locali nella ricostruzione: “occorre dare anche l’opportunità alle imprese locali, che aggregandosi possono dimostrare capacità professionali e potenzialità non seconde ad altri”. I vantaggi sarebbero diversi: occupazionali e sanitari. “Rispetterebbero anche il dettato del protocollo Covid sulle limitazione degli spostamenti”. Da qui l’invito al sistema politico ed amministrativo locale: “proponiamo un nuovo modello di affidamento dei lavori a distanza zero, trasparente, che sia un valore per il tessuto economico locale”.