“PREOCCUPATI ma fiduciosi”. E’ lo stato d’animo di tanti imprenditori della costa apuana e di cui si fa portavoce il presidente di Confartigianato, Sergio Chericoni, dopo aver appreso dello stato di contaminazione della falda, sia dagli organi di informazione sia dai canali ufficiali come Arpat. Le ordinanze di chiusura di centinaia di pozzi, emesse dai Comuni di Massa e Carrara, testimoniano d’altronde che “l’emergenza è vera e reale e impone serie riflessioni che devono necessariamente essere prese in assoluta trasparenza nei confronti della cittadinanza – prosegue Chericoni – e in sinergia con tutti gli attori del territorio, come associazioni di categoria e organizzazioni sindacali”. Un’analisi che investe certamente le aree residenziali ma non di meno il comparto produttivo andando a toccare gli investimenti, anche milionari, di chi su quelle aree si è insediato e lavora con serietà e nel rispetto della legge da anni, dando lavoro a centinaia e centinaia di persone per risollevare il tessuto economico e sociale della provincia. “Le analisi restituiscono un quadro che quasi non è cambiato rispetto a oltre 30 anni fa – sottolinea ancora il presidente di Confartigianato -. Veleni in tantissimi pozzi, che non sono rimasti confinati sotto le grandi aziende del polo chimico ma si sono distribuiti dall’Aurelia fino al mare, in concentrazioni elevatissime. Mix di inquinanti così diversi fra loro che impongono tante misure di intervento differenti. Veleni nei pozzi che le aziende e i cittadini hanno usato nei processi di lavorazione che possono pure determinare una volatilizzazione degli inquinanti, oppure per irrigare giardini e campi coltivati. Magari qualcuno l’ha pure bevuta”. Un quadro che lascia però spiragli per il futuro: “Abbiamo fiducia che adesso, con una mappa così completa, gli enti sapranno finalmente progettare una vera e completa bonifica della falda. In ballo ci sono oltre 25 milioni di euro, stanziati dal Ministero dell’Ambiente e dalla Regione, che possono ridare dignità a Massa e Carrara, restituire agli usi legittimi, residenziali e imprenditoriali, una vasta area contaminata. Siamo certi – va avanti Chericoni – che i Comuni e la Regione sapranno far valere le ragioni di una provincia troppo spesso dimenticata nei tavoli che contano. A partire da domani, 31 maggio, quando è convocato un nuovo tavolo a Roma con Edison per discutere dell’efficacia della barriera idraulica. Dobbiamo far sentire la voce di un’intera comunità ferita, di generazioni di apuani a cui è stato tolto il diritto di vivere serenamente la terra in cui sono nati”. L’obiettivo è sancire in maniera chiara, a Roma come su ogni altro tavolo, un principio essenziale: “Chi ha inquinato il territorio, in questo modo, non può e non deve assolutamente sottrarsi alle proprie responsabilità: deve pagare la bonifica. Deve scontare il danno ambientale provocato e con esso anche i danni materiali, d’immagine e morali che da derivano da un disastro di queste proporzioni: turismo in ginocchio, aziende costrette a pagare di tasca propria costosissimi campionamenti, progettazioni di analisi di rischio e opere di messa in sicurezza che tutelino i propri lavoratori da veleni che qualcun altro ha disseminato sotto i nostri piedi. Non sono i cittadini e le aziende di oggi a dover pagare. E se i pozzi artesiani dovranno essere tutti chiusi, anche industriali o degli stabilimenti balneari, i Comuni si attivino anche con Gaia – conclude il presidente di Confartigianato – affinché siano applicate tariffe agevolate per poter usare quella dell’acquedotto. Per quanto ci riguarda, siamo pronti a supportare gli enti pubblici in questa difficile battaglia portando la voce di centinaia di imprenditori e artigiani del territorio”.