SPECIALE TG REPLICHE DOMENICA 26 ORE 15.45  e  22.00

«Avere il coraggio di essere sé stessi e poter essere migliori»: questo è il messaggio che Aldo Giubilaro, procuratore della Repubblica di Massa Carrara per oltre 8 anni, lascia ai cittadini apuani, ad un territorio dove, non lo ha mai nascosto, regna l’omertà più che in tutte le altre realtà della Toscana.

Giubilaro si è raccontato ed ha tirato le somme della sua lunghissima carriera al nostro «Speciale Tg». Quarantaquattro anni da magistrato più quelli precedenti con altri incarichi: in totale 52 anni di lavoro, dal 1967, prima di appendere la toga definitivamente lo scorso 6 maggio. «Ora mi sveglio e faccio quello che mi piace, senza obblighi, senza impegni, senza formalità, sensazioni provate rare volte» ha esordito confermando, però, che «psicologicamente non è stato bello sentirsi messi da parte». A Massa credeva di trovare un contesto simile a Firenze, da dove era stato trasferito, «invece ho trovato un altro modo di pensare, altre logiche, altri comportamenti; c’è omertà e su questo sembra quasi che Massa Carrara non faccia parte della Toscana, ma per certi versi, ha caratteristiche più simili a realtà del Sud» ha detto. La paura, l’intimidazione, la voglia di non esporsi  sono le caratteristiche riconosciute dal Magistrato nella cittadinanza apuana. E, a distanza di otto anni, conferma le dichiarazioni che rilasciò nel 2011 l’allora sostituto procuratore di Massa, Federico Manotti, prima del suo trasferimento a Genova: «disse che Massa era peggiore rispetto a Reggio Calabria, ora al 90% sottoscrivo quelle affermazioni».

Più facile per le organizzazioni criminali infiltrarsi e radicarsi nel territorio da combattere con coraggio, secondo il procuratore, «è un problema di sentire la dignità della propria persona, non accettare le situazioni, cercare di cambiare le cose. Invece, non vedo il coraggio, l’orgoglio e il non rinunciare a sé stessi per paura». Infine, un pensiero sui momenti difficili e delicati della carriera, «ho avuto momenti belli ed altri di amarezza e dispiacere personale per cose che ho dovuto fare perché era il mio ruolo». Il riferimento in particolare è alle indagini sui carabinieri in Lunigiana, uno dei momenti di maggiori pressioni a più livelli perché «era inaccettabile che si colpissero i militari, ma nel procedere nei confronti di “persone importanti” abbiamo voluto anche dare dignità alla gente comune, far capire che non ci sono cittadini di serie A e B, ma la legge è uguale per tutti e se si vuole fare il magistrato in maniera seria – ha aggiunto – bisogna portare avanti indagini anche se difficili sul piano umano».