
I vari comitati dei cittadini sono in rivolta dopo le ultime analisi di Arpat e il divieto di balneazione temporaneo scattato per il mare in Partaccia, ma soprattutto dopo le dichiarazioni di Gaia spa che ha escluso un nesso con il depuratore e il Lavello. Compiacimento e sdegno lo esprime il comitato Apuano per la salute e ambiente di Massa-Carrara perché «dopo le numerose segnalazioni i risultati delle analisi hanno dato ragione alle nostre denunce a fronte delle risposte menzognere nelle quali si affermava che le acque del Lavello erano pulite: e non avessimo evidenziato l’onta di quanto stava accadendo, Gaia avrebbe continuato a sversare nel Lavello con impianti inadeguati e fuori legge? Siamo sdegnati dalla loro risposta». Il comitato si sente preso in giro dalla società che gestisce gli impianti di depurazione apuani e sottolinea che «i lavori al depuratore Lavello 1 non sono ancora terminati e come ci è stato riferito dal responsabile di Gaia, ci saranno ancora momenti di disagio; intanto la stagione è alle porte e molti turisti abituali già lo scorso anno hanno minacciato di non venire più». Alle amministrazioni di Massa e di Carrara chiedono di collaborare uniti per tutelare l’ambiente e la salute dei cittadini. Anche per il comitato L’acqua è di tutti «i nodi vengono al pettine e ad una settimana dalla bandiera blu arriva il divieto di balneazione per escherichia coli, ma ci dicono che non è colpa del depuratore». Il portavoce Alfonso Baldi ricorda che in una riunione con l’amministrazione di alcune settimana fa, Gaia aveva avvisato che il Lavello 1 sarebbe entrato in funzione al 70% da giugno e che altri interventi sarebbero seguiti a settembre; «se il problema non è colpa del Lavello, a chi si deve attribuire la colpa?» domanda il comitato ricordando che i cittadini possono rivolgersi ai comitati per chiedere i rimborsi sia per il costo della depurazione in bolletta, viste le problematiche, sia per l’acqua torbida che esce dai rubinetti. «Che figura ci fanno i comuni Apuoversiliesi con i turisti?» prosegue il comitato. «Chiediamo verità per l’interesse della salute pubblica, delle aziende turistiche e dell’ambiente – aggiunge L’acqua è di tutti – chiediamo alla Regione perché abbia autorizzato l’impianto a lavorare a metà».