Negli ultimi due anni la nostra rete, che comprende i territori della Lunigiana, dei territori di costa di Massa e Carrara e quello della Versilia, si è confermata come prima in Italia per numero di STEMI (l’infarto miocardico acuto con sopra slivellamento del tratto ST) all’anno (dati dal registro nazionale della Società Italiana di Cardiologia Interventistica “GISE” 2016 e 2017), con un numero di casi costantemente sopra 400, più di uno al giorno. Nel 2006 presso la Fondazione Cnr O.P.A. di Massa  è stato realizzato un registro permanente per l’infarto acuto denominato “Matrix” in cui vengono inseriti tutti i parametri di ogni paziente giunto attraverso la rete,  ad oggi oltre 4000.   La nostra rete dello STEMI è stata una delle prime in assoluto nel nostro paese. Dal 2006 i dati dei tempi di diagnosi, trasporto e riapertura dell’arteria “culprit”  cioè responsabile dell’infarto sono costantemente monitorati, il che è elemento chiave del mantenimento dell’ efficiente funzionamento del sistema Dati clamorosi che saranno illustrati in un convegno regionale dal titolo ”La rete STEMI della provincia di Massa-Carrara”. promosso dalla Fondazione “Monasterio” che  si tenne Castello di Terrarossa in Lunigiana sabato 8 giugno. Si pone come obiettivi di rivedere criticamente le novità e le acquisizioni consolidate della terapia dello STEMI, da quella farmacologica a quella organizzativa, calando le linee guida e le indicazioni delle Società Internazionali nella nostra realtà quotidiana. Il tutto coinvolgendo tutti gli attori che quotidianamente operano nel mantenimento dell’efficienza della rete per la gestione dell’infarto miocardico acuto: medici di famiglia, del 118..L’idea di questo evento è del dottor Sergio Berti, Direttore Unità Operativa di Cardiologia Fondazione “Gabriele Monasterio” C.N.R.- Ospedale del Cuore la meglio nota O.P.A. “ Come riportato dalle più recenti linee guida della Società Europea di Cardiologia, sebbene la sua incidenza sia leggermente ma progressivamente in calo, tuttora ci dobbiamo aspettare un numero di STEMI all’anno compreso tra i 40 e i 70 casi su 100000 abitanti. Nell’era del prepotente irrompere della cardiologia interventistica strutturale nel nostro quotidiano, il trattamento l’infarto miocardico acuto con sopra slivellamento del tratto ST (STEMI) continua a rappresentare una delle più importanti sfide della cardiologia moderna. Nell’arco di pochi minuti si decide il destino di un paziente. Se non trattato in tempo l’infarto può portare all’arresto cardiaco o, in caso di sopravvivenza, a danni irreversibili al muscolo cardiaco, tali di influenzare la prognosi e la qualità della vita a medio e lungo termine 30 anni di continue innovazioni hanno portato ad una imponente riduzione della mortalità dello STEMI, sia a livello intra ospedaliero, che si attesta tra il 4 e il 12% (a seconda dei centri e delle caratteristiche cliniche di presentazione) sia ad un anno, in media del 10%.”

“La nostra rete dello STEMI appunto – aggiunge il dottor Berti – è stata una delle prime in assoluto nel nostro paese. “

Dott Berti lei è stato l’anima ed il principale promotore della rete per il trattamento per l’infarto miocardico acuto nella nostra provincia, qual è il significato del convegno del 1 giugno è perché nel cuore della Lunigiana?“Il significato del corso è duplice il primo è un significato celebrativo, nella primavera del 2001 quindi 18 anni fa nasceva in Lunigiana la primo embrione della rete integrata per il trattamento dell’infarto miocardico STEMI, disegnata sul modello Hub & Spoke. Rete integrata perché prevedeva l’integrazione tra cardiologie territoriali, 118 e unità di cardiologia interventistica della Fondazione C.N.R. (OPA) a quel tempo Istituto di Fisiologia Clinica C.N.R.. Negli anni successivi tale modello organizzativo si è esteso anche alla zona di costa. Il secondo significato è il desiderio e la necessità di far incontrare tutte le figure professionali coinvolte nella rete (Cardiologi, reparti di emergenza urgenza etc.) per analizzare il percorso realizzato in questi anni ed individuare azioni tese a migliorare l’assistenza del paziente colpito da infarto miocardico acuto. La Lunigiana ci sembrò la zona da cui iniziare questo percorso di trattamento innovativo per sia per la distanza dall’unico ospedale dotato di sala di emodinamica OPA sia per le difficoltà che la geografia del territorio poneva e pone tutt’ora. Non dimentichiamo che in Lunigiana vive circa un quarto della popolazione della nostra provincia Il supporto degli enti della Lunigiana e la riconoscenza della popolazione in quei primi anni di realizzazione della rete densi di difficoltà, è qualche cosa da non dimenticare.”

Perché la necessità di creare una rete per il trattamento dell’infarto miocardico acuto e cos’è questo modello Hub & Spoke

“L’infarto miocardico acuto è causato dalla brusca occlusione di un’arteria coronarica a causa della rottura di una placca aterosclerotica. Da quel momento la zona di muscolo cardiaco nutrita da quell’arteria inizia inesorabilmente a morire per mancanza di ossigeno e nutrimento. L’unico modo per interrompere il fenomeno è riaprire la coronaria e far nuovamente affluire sangue al muscolo sofferente, questo si ottiene con l’angioplastica coronarica, dilatare con un palloncino l’arteria occlusa con il risultato di riaprirla. L’infarto miocardico acuto STEMI rientra tra le patologie “tempo dipendente” perché la probabilità di salvare una vita dipende sia dalla bontà dell’intervento di angioplastica sia dal tempo che impieghiamo a far giungere il paziente in sala operatoria. Lo stesso intervento di angioplastica può essere seguita da un successo o un risultato non buono se il paziente arriva in tempo o meno. Si calcola che ogni 30 minuti di ritardo tra insorgenza dei sintomi ed intervento di angioplastica causi la morte di 2 persone su cento. La rete per l’infarto nasce per ridurre il tempo di intervento, ridurre cioè il tempo tra quando il paziente viene visitato da un medico (primo contatto medico) ed il momento in cui si esegue l’intervento di riapertura della coronaria. L’organizzazione Hub&Spoke prende origine da un modello organizzativo aeroportuale d’oltre oceano; in sintesi avere grossi aeroporti per i voli di lunga distanza (centri Hub di cardiologia dotati di sala di emodinamica in questo caso OPA) ed aeroporti più piccoli che connettono le varie aree territoriali ai grossi aeroporti (centri Spoke distribuiti sul territorio es Ospedale di Pontremoli, Fivizzano, punti di emergenza territoriali 118 etc.).

Diciotto anni di lavoro per migliorare la prognosi dei pazienti colpiti da infarto, quali considerazioni possiamo fare.“In tutti questi anni abbiamo assistito alla capacità di fornire un intervento tempestivo ad un numero via via crescente di abitanti della nostra provincia, se nei primi anni 2000 riuscivamo a curare poco più di 50 pazienti in un anno attualmente curiamo circa 400 pazienti all’anno, il numero è influenzato anche dal fatto che la rete si è estesa al territorio della Versilia. Questo dato fa della Cardiologia della Fondazione C.N.R. dell’OPA il primo centro in Italia per numero di interventi su pazienti colpiti da infarto trattati. Un risultato di cui il nostro territorio deve sentirsi orgoglioso, frutto dell’impegno di tutte le figure professionali presenti al convegno dell’8 giugno a Terrarossa in Lunigiana. Nel 2006 presso la Fondazione CNR OPA è stato realizzato un registro permanente per l’infarto acuto denominato “Matrix” in cui vengono registrati tutti i parametri di ogni paziente giunto attraverso la rete, ad oggi oltre 4000 .Dall’analisi dei dati abbiamo compreso che la rete è divenuta via via più efficiente capace di ridurre i tempi di intervento agli attuali 83 minuti come valore medio, teniamo presente che gli standard europei definiscono una eccellente rete quando questo tempo è inferiore a 90 minuti. Ci sono naturalmente degli aspetti che devono essere migliorati e che richiedono la nostra attenzione, per esempio il tempo che intercorre tra comparsa dei sintomi e chiamata delle unità di soccorso non è cambiata, cioè non siamo stati capaci di far migliorare la presa di coscienza della popolazione circa l’importanza del dolore toracico. Il messaggio è quando abbiamo un dolore sul torace è necessario chiamare le unità 118 , è preferibile fare un elettrocardiogramma per nulla che non il contrario.”

L’ unità operativa che lei dirige non si occupa solo di infarto miocardico acuto. “Il nostro volume di lavoro è estremamente elevato, attualmente siamo il terzo centro di cardiologia in Italia come volume complessivo di interventi. Tra gli interventi fortemente innovativi devono essere menzionati quelli sulle valvole cardiache. Il nostro cuore ha 4 valvole tricuspide e polmonare nel cuore a destra e valvola mitrale ed aortica nel cuore a sinistra .Le valvole cardiache sono importanti perché permettono il normale fluire del sangue in una sola direzione aprendosi e chiudendosi in modo sincronizzato con il battito del cuore. Una valvola si ammala generalmente perchè invecchia e perde le sue caratteristiche di elasticità. Questo affatica il cuore che deve impiegare più energia nel fare il normale lavoro. Si calcola nella popolazione con più di 65 anni, la fascia più colpita da queste patologie, una persona su 10 ne sia affetta, spesso in modo severo ed invalidante .Generalmente le malattie delle valvole cardiache sono poco conosciute e “trascurate”: solo il 5% degli Italiani oltre i 60 anni ne ha sentito parlare e ancora meno, il 2%, se ne preoccupa, nonostante le forme più gravi abbiano una prognosi grave, simile a quella di molti tumori .Le cure per le malattie delle valvole cardiache hanno compiuto passi da gigante a partire dall’introduzione della circolazione extra-corporea negli anni ’50, allo sviluppo, dagli anni ’60, delle protesi valvolari meccaniche, poi biologiche.Negli ultimi anni sono state sviluppati interventi che consentono di sostituire le valvole cardiache senza aprire il torace ma utilizzando dei cateteri inseriti da un’arteria o vena dell’inguine con una incisione sulla pelle di 3-4 millimetri. Il nostro centro è leader nel trattamento “trans catetere” delle malattie valvolari cardiache.

Come ci si  accorge di avere una malattia delle valvole del cuore?“I sono sintomi più frequenti sono l’affanno inizialmente per sforzi importanti poi via via per sforzi più modesti come le comuni attività domestiche. Molto spesso ci si rende conto di non riuscire a compiere attività che facevamo senza pensare solo pochi mesi o settimane prima; il dolore sul petto durante sforzo e lo svenimento sono gli atri due sintomi più frequenti. Molte persone tendono a imputare queste condizioni al semplice “diventare vecchi”, ma spesso non è così. Diagnosticare una malattia valvolare è abbastanza semplice, è sufficiente che il medico ausculti il torace, infatti la valvola che funziona male fa un rumore particolare il “soffio”, questo fa sorgere il sospetto. Con elettrocardiogramma ed un’ecocardiografia si può fare una diagnosi precisa sia della valvola ammalata che della sua gravità. “

 

Nelle foto il dottor Sergio Berti,