“Che le nostre non erano pretese ma richieste di rispetto di diritti previsti dalla legge ne eravamo già convinti, ma ora abbiamo anche la certificazione dei giudici amministrativi. E questo ci conforta ad andare avanti nel confronto con le istituzioni, Comune e Regione in primis, per arrivare ad avere chiarezza definitiva e quindi certezze alle imprese e ai lavoratori del marmo” così il presidente degli industriali di Massa Carrara commenta le recenti sentenze del Tar sul merito dei ricorsi presentati nei confronti dell’applicazione della Legge Regionale 35/2015 da parte del Comune di Carrara.

“Del resto come industriali già in tempi non sospetti – ricorda Lucchetti – avevamo fatto presente alla Regione che in quella normativa c’erano aspetti che violavano i principi costituzionali di proporzionalità e ragionevolezza e che quindi avrebbero potuto produrre violazioni di diritti e di conseguenza innescare diatribe giuridiche che invece potevano essere evitate intervenendo per tempo e alla fonte. Purtroppo non siamo stati ascoltati”.

“Non è un caso quindi che il Tar – spiega Lucchetti – nutra dubbi sulla legittimità costituzionale del limite generalizzato di 1.000 mc di eccedenza fissato dall’art. 21 della legge regionale toscana 35/2015, e che abbia per questo deciso di sottoporre la questione alla Corte Costituzionale. Del resto le imprese da sempre, proprio in base al principio di proporzionalità, avevano chiesto che fosse rapportato in termini percentuali alla volumetria delle singole autorizzazioni estrattive”.

“Così come non è una coincidenza che – aggiunge Lucchetti – sull’interpretazione del 58bis i giudici amministrativi abbiano accolto la nostra tesi e cioè che la sospensione doveva riguardare soltanto l’area in difformità e non l’intera cava.. Il che concretamente significa che non è legittimo bloccare un’intera azienda solo per rispondere a una discrepanza, ma che, evidentemente, lo stop potrà riguardare solo quella parte specifica”.

“Questa è una grande vittoria non solo per le imprese direttamente interessate nei ricorsi al Tar, ma per tutti gli imprenditori e per tutti i lavoratori del marmo – conclude Lucchetti – perché adesso l’interpretazione e la conseguente applicazione di quelle norme andrà ricalibrata sulla base delle decisioni dei giudici amministrativi. Decisioni di cui dovrà tener conto anche il legislatore che sta ora definendo il nuovo piano regionale cave. Così sarà possibile restituire certezza a un settore fondamentale della nostra economia. Un obiettivo che noi intendiamo perseguire anche attraverso un nuovo patto per lo sviluppo sostenibile produttivo e occupazionale da sottoscrivere con le istituzioni interessate e con i rappresentanti dei lavoratori”.