Sarebbe davvero incomprensibile per la città se il Regolamento Urbanistico non venisse approvato dal Consiglio Comunale. Si tratterebbe infatti di una scelta con conseguenze molto pesanti dal momento che a luglio 2018 scadranno le norme di salvaguardia e, in sintesi, sarà necessario ricominciare da zero, buttando via anni di lavoro e dovendo attendere almeno altri dieci anni prima di un altro strumento urbanistico generale. Significherebbe congelare completamente la città perché non sarebbe possibile nessun vero intervento, a cominciare dalla tanto preziosa opera di recupero del patrimonio edilizio esistente, dalle possibilità di sviluppare le imprese, e, al contempo, di tutelare il territorio. Un vera e propria stagnazione di cui la città non ha bisogno.

Peraltro, non è vero che nel recente passato si erano determinate situazioni analoghe e che un’occasione così importante è andata persa. Prima dell’approdo del Regolamento in Consiglio Comunale è stato necessario approvare il Piano Strutturale, approvazione completa che è avvenuta nel corso di questa legislatura, dopo il voto del 2012.

Oggi ci siamo: il Regolamento, come ogni strumento è perfettibile e può essere migliorato – condizione che non si creerebbe però senza la sua approvazione  –  contiene alcuni aspetti di fondo di grande rilievo.

In primo luogo mette a disposizione della città un dispositivo di regole che consentono, finalmente, il pieno dispiegarsi della già ricordata attività di recupero sia nell’ambito delle volumetrie “conteggiate” nel Piano (che dopo le controdeduzioni sono diventate pari a più di 5 mila metri quadrati di superficie utile lorda), sia nell’ambito degli interventi di recupero “non conteggiati”, costituiti da ampliamenti, cambi di destinazione d’uso, etc.

Dopo la cancellazione degli Aru, poi, si sono ridotte anche le superfici di nuova edificazione, che erano già molto contenute, a testimonianza di un Regolamento che non ha certamente mire edificatorie: si tratta di circa 77 mila metri quadrati di superficie utile lorda, distribuiti su 5 anni, con una quota parte importante di edilizia pubblica stimabile in circa 12 mila mq. Dunque, circa 13 mila metri quadrati l’anno di residenziale che sono comunque previsti all’interno degli ambiti e, di conseguenza, realizzabili solo  con la volontà dei proprietari, con il probabile effetto di ridurre ulteriormente l’edificazione e il consumo di suolo realmente realizzabili. L’estrema attenzione al vincolo idraulico e al rischio idrogeologico, poi, ha reso impossibile interventi di nuova edificazione nelle aree pericolose, a salvaguardia dell’incolumità dei cittadini e di un necessario maggiore rispetto ambientale della nostra piana costiera.

Con il Regolamento urbanistico verranno definite alcune questioni cruciali dello sviluppo del territorio come l’avvio di una reale semplificazione degli interventi nelle aree produttive, attraverso un mix di dimensionamenti diversi per le aree ancora libere da edificazione e dunque in grado di attrarre investimenti importanti, e aree già edificate di cui deve essere potenziata, anche attraverso frazionamenti funzionali, la capacità di insediamento e di sviluppo produttivo. Verrà finalmente definita anche la questione delle ex colonie che cesseranno di rimanere bloccate nella loro attuale e impraticabile destinazione urbanistica per diventare il principale polo di attrazione turistica e culturale dell’intera provincia. Sempre sul versante turistico, diverranno possibili significativi ampliamenti delle strutture ricettive esistenti, sarà possibile costruirne alcune nuove e recuperare a edilizia residenziale le strutture ormai non più competitive.

In coerenza con il Piano Strutturale, il Regolamento urbanistico definisce, parimenti, un’indispensabile zona dove collocare gli insediamenti commerciali che oggi faticano a trovare spazio nel nostro territorio, e, combinandosi con altri strumenti urbanistici già approvati, consente uno sviluppo molto equilibrato dell’intero settore, fermo da anni. Il RU offre nuove possibilità anche per gli insediamenti collinari e montani sorti in epoca recente intorno ai tradizionali nuclei storici, mediante la loro collocazione nei tessuti edilizi Pedemontani e Montani (i cosiddetti TEM) anziché lasciarli in territorio rurale  e consentendo in tal modo alcuni  interventi di  recupero (come gli ampliamenti per esigenze igienico/funzionali), che altrimenti non sarebbero stati possibili.

Alla luce di queste, sia pur brevi, considerazioni appare palese che l’occasione del Regolamento urbanistico non può andare persa e non può, in alcun modo, divenire il terreno di una prematura battaglia elettorale.

 

L’Amministrazione Comunale