Con oggi il primo dei miei interventi su temi sui quali – quasi – tutti gli altri candidati a sindaco “o ci sono o ci fanno” cioè o se ne disinteressano (per incompetenza o presunta “connivenza” con qualche interesse di parte), o sposano spudoratamente la posizione di qualche potentato privato. Stavolta parlo della progettata nuova strada delle cave del Sagro.

Una scelta scellerata per l’impatto, i costi e l inutilità, e per quello che rappresenta, cioè l esempio più lampante di spregio della pubblica utilità a favore di miopi interessi privati e un passo ulteriore verso il distretto minerario fine a sé stesso. Ricordiamo che le cave del Sagro costituiscono, assieme ad altre situazioni come “la Focolaccia”, l’esempio più evidente di insostenibilità dell’attività estrattiva da parte dell’ambiente circostante, per ragioni di carattere paesaggistico, naturalistico (botanico e faunistico), idrogeologico (carsismo), storico-antropologico. Quelle cave avrebbero dovuto essere dismesse già con l’istituzione del Parco delle Apuane, così come il Comune di Carrara ha fatto progressivamente per tutte le cave site nell’adiacente “area di Campocecina”.

E qui la scelta: interesse pubblico vorrebbe che le si chiudessero, e invece si va a  “bucare” il Parco delle Apuane, quindi un area protetta, per farvi questa strada che le rafforza, e forse allude alla riapertura di altre cave. Che questo sia il paradigma dello sfruttamento sempre più forsennato che passa sopra a tutto e a tutti, aree protette comprese? Parrebbe proprio di sì. Ricordiamo che l’apertura di questa strada, oltre a devastare un tratto di sommitale della dorsale che domina la città costituirebbe infatti la premessa per la riapertura anche delle cave di Campocecina. E tutto per cosa? Per una conclamata non eccelsa qualità del marmo di Campocecina e del Sagro nonché la sua intensa fratturazione.

Tutto ciò,  unitamente alla presenza di ravaneti storici e alla produzione di detrito per la realizzazione della strada, non farebbe che incentivare le imprese degli inerti e del carbonato di calcio;  accelerando ulteriormente la trasformazione dell’industria lapidea in industria mineraria, con conseguente aggravamento di ogni carico accessorio sia sull’ambiente che sulle aree urbanizzate. Per questi motivi la strada non s’ha da fare e le cave del Sagro devono essere chiuse. Altrimenti cambiamo il nome di Parco delle Apuane in quello di Ente Promotore delle Attività Minerarie.

E anche qui siamo al bivio senza giri di parole, ci si presenti o no come il nuovo e la discontinuità: si vuole che questa strada si faccia o no, con tutto quello che comporta e rappresenta? Noi stiamo chiaramente dalla parte del no, gli altri vogliono fare una scelta di campo o rimanere nell’ambiguità, anticamera della subalternità ai “padroni” delle cave?  Noi sul tema distretto del marmo abbiamo le idee chiare: il pubblico deve ricominciare a fare l interesse di tutti e non dei pochi che si sono appropriati di un bene inestimabile e della collettività, e su questo (agri marmiferi, legge sulle cave, ecc) noi non faremo sconti!

Il candidato sindaco de “La Comune”

Ilaria Paladini