Gli articoli sul giardino albericiano (il cd. Pomerio Ducale di Massa), comparsi negli ultimi giorni sulla stampa locale, necessitano di una presa di posizione decisa e ufficiale.

E’ da metà degli anni ’90 che chi scrive si batte per la tutela e per il recupero filologico del Pomerio Ducale nella consapevolezza del valore straordinario che questo monumento – esempio rarissimo nel suo genere – ha nella storia dell’Urbanistica e del Giardino Italiano del Rinascimento.

Ho studiato approfonditamente il significato urbanistico, iconologico e simbolico del Giardino voluto da Alberico alla vigilia della fondazione di Massa Cybea. L’ho fatto scrivendo un saggio che è stato pubblicamente presentato in diverse occasioni, oltre che dall’arch. Prof.ssa Mariella Zoppi, già docente di Arte dei Giardini all’Università di Firenze e anche dal Dr. Luigi Ficacci, attuale titolare della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Lucca e Massa Carrara.

Denunciai, a suo tempo, l’inaccettabile approssimazione con cui l’Amministrazione Comunale aveva inserito il Pomerio all’interno del PIUSS rilevando l’assurdità di una acquisizione parziale dell’area pomeriale, circostanza che ne avrebbe pregiudicato “ab origine” la possibilità di un recupero filologico complessivo ponendo gravissime ipoteche sulla possibilità di acquisizione futura della parte rimanente.

Evidenziai la carenza di idee, da parte dell’Amministrazione Comunale, circa la modalità di recupero del giardino sollevando perplessità sulla “perequazione” utilizzata per la parziale acquisizione. Il risultato di tale parziale acquisizione dell’area consiste in un certo numero di metri cubi edificati nelle aree “perequate”.

Da quando il Comune è divenuto titolare della proprietà parziale dell’area del Pomerio, sostanzialmente nulla è stato fatto, se non utilizzarla, recentemente, come discarica di materiale terroso proveniente da un vicino cantiere… Ovvero: è cambiata l’Amministrazione, ma le idee che mancavano prima continuano a mancare anche dopo.

Adesso leggiamo che c’è la proposta di utilizzare la parte del pomerio di proprietà comunale per farne un “giardino pubblico attrezzato”.

Niente da dire, se la proposta fosse quella di ricostituire – seppure nella sola superficie attualmente a disposizione – una parte dell’antico giardino nei termini della sua originaria configurazione, facendo cioè un’operazione di recupero filologico, colto e raffinato, nello spirito autentico della tradizione umanistica e nell’auspicio di un futuro recupero integrale.

Quello che viene proposto è invece un “parchetto” nel quale ci sarà perfino una zona destinata ai cani “a forma di osso”.

E’ pur vero che in questo tempo, nel quale troppi hanno perso la bussola, le idee balzane possano apparire geniali, ma credo che chi conserva un poco di senno inorridisca a vedere trattato in tal modo ciò che rimane del giardino del Principe che fondò Massa.

Occorreva scomodare il PIUSS, strumento straordinario e stravolto, per partorire una simile genialata?

Occorreva cedere un’area pregiata e ricca di olivi di proprietà del Comune, su cui è stato costruito un palazzone, per realizzare una buca a forma di osso all’interno di un “giardinetto” che avrebbe potuto essere collocato dovunque ?

Perché la nostra città, che pure ambisce a proporsi turisticamente in modo qualificato, non vuole riconoscersi un minimo di prestigio (pur avendone i titoli attestati da documenti antichi e studi recenti) e punti sempre, irrimediabilmente, a fornire di sé un basso profilo.

Ovunque si trovano esempi di città che, con minori credenziali di Massa, sanno offrire un’immagine decisamente prestigiosa esaltando ben più modeste vestigia.

Arch. Claudio Palandrani

Presidente dell’Associazione Apuamater