Il regolamento agri marmiferi è argomento troppo serio e delicato per farne uno strumento di campagna elettorale. Altri non hanno questo scrupolo, ma non è mia intenzione entrare nel merito delle polemiche. Solo fare alcune precisazioni che saranno utili nella prossima attività di governo della città.

Dopo la procedura di consultazione il gruppo del pd e la coalizione hanno convenuto su rinviare l’approvazione al prossimo mandato. E credo sia stata una scelta saggia. Perché un testo come questo deve diventare una sorta di “carta costituzionale” per la città e deve vedere la massima partecipazione delle diverse parti sociali e degli altri portatori di interesse, come la tutela dell’ambiente o della sicurezza sul lavoro. Il regolamento sugli agri marmiferi dovrà essere davvero espressione di quella nuova concezione di “sostenibilità” (economica, sociale e ambientale) sulla quale stiamo definendo il programma.

Ma questo è incompatibile con il “gioco delle tre carte” che qualcuno sta facendo in questi giorni. I Cinque Stelle, ad esempio, che dopo aver detto che si doveva approvare un regolamento senza tener conto della legge regionale (perché sarebbe stata una rinuncia ad esercitare i propri autonomi poteri da parte del Comune), ora accusano la maggioranza di “golpe” perché l’approvazione del testo non sarebbe coerente con il percorso della legge regionale. Del resto agitano il parere dell’antitrust e la sentenza della Consulta fingendo di ignorare che entrambi affermano chiaramente che sulla questione dei beni estimati è necessario un intervento del Parlamento. E quindi un giorno si preoccupano di eventuali ricorsi da parte degli industriali e l’altro si indignano perché il testo non affermerebbe la natura pubblica di tutte le cave carraresi (il che genererebbe sicuramente ricorsi, onerosissimi per il Comune). In compenso, non risulta nemmeno una mezza proposta di legge da parte dei parlamentari pentastellati locali per risolvere la questione.

Che dire allora? Semplicemente la verità.

  1. La bozza di regolamento non legittima affatto alcuna forma di proprietà “privata” ma prende atto che esistono situazioni (i beni estimati) di non certa definizione sul piano del diritto (e lo dicono Corte Costituzionale e Antitrust) che non possono essere risolte a livello comunale
  2. Il regolamento riafferma i criteri di temporaneità e onerosità delle concessioni delle cave e la necessità che vangano affidate con regolari gare pubbliche
  3. Si introducono regole che garantiscano la tracciabilità dei blocchi e le verifiche sulla filiera, per controllare (e quindi incentivare) lo sviluppo in città delle attività di trasformazione e di valorizzazione non solo della materia prima ma anche dei prodotti: il regime transitorio resta fissato per legge in 7 anni, il regolamento introduce criteri premiali (fino a 18 anni ma solo se le imprese garantiranno la trasformazione in loco del 50 per cento del materiale escavato; eventuali prolungamenti per chi effettivamente svolgerà attività di trasformazione sul territorio superiori al 70%, per chi garantirà l’aumento dei livelli occupazionali e investimenti in materia di sicurezza e tutela ambientale)
  4. Si istituisce l’Osservatorio per determinare il valore effettivo dei marmi escavati da sottoporre a imposizione equa
  5. La previsione che nelle gare vengano inserite regole che impediscano concentrazioni e monopoli (molte concessioni nelle mani di pochi)
  6. Clausole sociali che garantiscano i livelli occupazionali e i diritti acquisiti dai cavatori nella fase di riassegnazione con gara delle concessioni.

A questo si aggiunga che il Consiglio Comunale aveva già approvato il nuovo regolamento per la riscossione, che offre al Comune e ai suoi uffici strumenti certi per trasformare entrate “virtuali” in entrate reali, sanzionando anche con la caducazione le forme di elusione o di insolvenza. Regolamento che dovrà essere pienamente applicato.

Insomma, è un bene che a fronte delle numerose questioni rimaste ancora aperte si sia aperto un percorso partecipato, che dovrà essere mantenuto anche nel futuro, e che si sia lavorato anche in questo scorcio di fine mandato: perché è evidente che la nuova amministrazione, anche auspicando una rapida approvazione delle modifiche alla legge regionale, dovrà approvare in tempi brevi le nuove regole per le cave. Regole che dovranno riaffermare che le cave sono risorse naturali non rigenerabili, vengono s-fruttate e generano impatti ambientali significativi (si pensi al rischio idrogeologico) e le imprese devono quindi lavorarle secondo i criteri della sostenibilità e della responsabilità sociale (e questo a prescindere dalla loro natura giuridica, agro comunale o bene estimato, in attesa di un chiarimento sul tema) e comunque sotto la costante pianificazione e vigilanza dell’ente pubblico che deve sempre tutelare non i singoli interessi particolari ma il bene comune.

 

Andrea Zanetti