La sconfitta del Sì è stata chiara, netta. Come ogni sconfitta va analizzata e contiene una lezione su cui meditare, con umiltà e responsabilità. Lo faremo. Ci sono cose che dovevamo fare meglio. Ne discuteremo.

Fin d’ora si può però dire che il 40% del Sì incarna una proposta politica omogenea, la più grande del Paese. Il 60% del No rappresenta invece almeno tre progetti diversi (lepenismo leghista, grillismo, sinistra protestataria). Tre progetti tra loro incompatibili. Grillo, Salvini, Brunetta, D’Alema hanno dato vita a un cartello dei No per buttar giù il governo e ci sono riusciti.
Complimenti. Hanno vinto. Ma buttar giù un governo è un conto. Costruire e avanzare al Paese una proposta credibile e coerente è tutt’altro conto. Ne saranno capaci? Vedremo. Io ne dubito. Mentre non ho dubbi che si capirà molto presto che senza il progetto politico che sta dietro i milioni di voti raccolti dal Sì, in Italia non si può fare nessuna seria azione per l’equità e per la crescita. Alla guida di quel progetto, che non è affatto solo renziano, c’è Matteo Renzi. Che dovrà rimanere al timone del Pd. La bella politica è lotta per qualcosa. Lottare contro qualcuno può bastare per vincere un referendum ma non per assicurare all’Italia politiche sociali ed economiche adeguate. 

All’interno di un quadro italiano ovunque negativo, la Toscana è l’unica regione di peso in cui il Sì vince nettamente. Un dato significativo, che tuttavia non rende la sconfitta nazionale meno bruciante. Ad ogni buon conto i tanti Sì toscani saranno necessariamente, a tutti i livelli, un punto di riferimento ineludibile. 

Ai moltissimi che si sono impegnati nella campagna elettorale va il mio grazie sincero.
Siate orgogliosi di quanto avete fatto: in virtù della vostra generosa mobilitazione, in Toscana la maggioranza dei cittadini ha detto Sì alle riforme. Ciò non è bastato a rovesciare le sorti del referendum sul piano nazionale. Ma non è un fatto trascurabile. Da qui si riparte. Sapevamo che in questo Paese cambiare è sempre difficile. 

Per il momento non ce l’abbiamo fatta. Ma non per questo smetteremo di provarci.

 

Dario Parrini,
segretario Pd Toscana