Affluenza alta, altissima, 70,14%, anche se la più bassa tra le provincie toscane. E chiara, chiarissima vittoria del No che ha reggunto il 58,17%, in linea con il dato nazionale ma in controtendenza rispetto alla dato regionale dove hanno prevalso di misura i Sì. La sintesi del voto referendario sulla riforma costituzionale a Massa Carrara è questa: semplice e univoca. Le conseguenze sulla politica locale di questo clamoroso pronunciamento, invece, sono tutte da vedere. Ma già qualcosa si può intuire dalle dichiarazioni a caldo di alcuni protagonisti della campagna elettorale. Si può prevedere, ad esempio, che le primarie per la scelta del candidato a sindaco di Carrara invocate da una parte del centrosinistra e dalla segreteria regionale Pd, e negate dall’assemblea comunale del Pd, sono da oggi più lontane. Si può supporre un ridimensionamento del peso del consigliere regionale ultrarenziano Giacomo Bugliani. Si può leggere nel voto un colpo al centrosinistra di governo (locale) quasi tutto schierato – almeno formalmente – per il Sì. E, di conseguenza, un’iniezione di fiducia per i 5 Stelle in vista delle elezioni a Carrara e per il centrodestra in cerca di rilancio e identità.

 Esultano alla sede dell’Arci di Massa dove Anpi, Rifondazione, Arci e Comitati per il No sono in attesa dei risultati. Nicola Cavazzuti, consigliere comunale di Rifondazione comunista non nasconde la sua soddisfazione. «Nettissimo risultato, anche a Massa. Questo voto, è evidente, segna la sconfitta dell’ala renziana del Pd, rafforza la linea della segreteria Tongiani. Diciamolo, oggi non c’è un partito democratico in provincia. La grande affluenza dice poi che la scelta di Rifondazione è stata giusta».

Il sindaco di Carrara Angelo Zubbani si era schierato per il Sì: «E lo avevo fatto con convinzione – dichiara – Un risultato di queste proporzioni del No deve fare sicuramente riflettere. È una grande protesta nazionale contro la politica del governo, un voto che esprime tutte le ansie del popolo italiano verso il futuro e verso il lavoro. E, soprattutto è un risultato che anche a livello locale merita una approfondita analisi»..

Egidio Pedrini, sindaco di Zeri e vicepresidente nazionale del Comitato per il No si dice «soddisfatto» e lancia una sua sfida: «Se avesse vinto il Sì mi sarei dimesso, oggi. Adesso chiamo i miei colleghi sindaci che hanno votato Sì a un atto di coerenza: di dimettersi. Se fosse passato il Sì – aggiunge Pedrini – non avrei potuto difendere gli acquedotti e l’acqua pubblica così preziosi per la nostra popolazione».

Martina Nardi, parlamentare del Pd, si è spesa in prima persona per il Sì. Non si aspettava – e lo ammette – un risultato così importante per il No: «Credevo che la partita si sarebbe giocata sul filo di lana, invece non è andata così. Il risultato ha effetti pesanti sulla politica nazionale, sul governo, sulle leggi ancora in discussione al Parlamento e, conseguentemente, sulla dimensione locale». Al Pd apuano la stoccata: «La sede del partito stasera (leggi: ieri) è chiusa, ci sono dirigenti che hanno fatto campagna per il No. Ora si apra il congresso».

L’ultima battuta dal fronte dei vincitori è di Paolo Gozzani, segretario provinciale della Cgil, uno che si è speso apertamente per il No: «Ha vinto la passione della partecipazione contro l’arroganza. E ha vinto l’idea del centrosinistra contro il partito della nazione. Anche la politica locale dovrà tenerne conto».

il tirreno