I cittadini massesi sanno come vengono spesi (o sprecati) i propri soldi versati al comune?

Forse non tutti.

Allora facciamo un po’ di luce su un progetto messo in campo dall’amministrazione Pucci e proseguito da quella attuale: il comune garante.

Avrete sicuramente seguito alcune vicende in questi giorni legate agli sfratti, ma forse non tutti sanno come funziona il meccanismo.

L’intento è nobile: il comune prende in locazione da privati appartamenti sfitti a prezzo di mercato e li sub-affitta a canone agevolato per andare incontro alle esigenze di chi è in “difficoltà”.

Il comune si fa “garante” nei confronti del locatore pagando regolarmente la quota di affitto ogni mese, per poi incassare la quota parte agevolata riservata ai sublocatari (e quale proprietario non affitterebbe un appartamento con la certezza di introitare ogni mese soldi sicuri con la matematica certezza che anche se fossero arrecati danni alla struttura, questa sarebbe prontamente messa in pristino dall’ente per non incorrere in inutili contenziosi!).

Si parla, comunque, di quote in capo ai sublocatari non inferiori ai 300 euro, a fronte di canoni di affitto pagati dal comune ai proprietari anche di oltre 800 euro (vedi attico di via Maternità).

A questo tipo di agevolazione si accede senza un bando, una selezione o una qualche verifica, ma solo sottoscrivendo il semplice contratto di sublocazione.

Strano, ma non troppo, la sfortuna si abbatte su questo comune: tutti gli inquilini sono morosi.

In sostanza un principio nobile che avrebbe dovuto “agevolare” 17 famiglie circa, si è trasformato in un giochino che è costato al comune, finora, oltre un milione e mezzo di euro di canoni pagati, cui si aggiunge la difficoltà a liberare gli appartamenti dagli inquilini morosi e la mancanza di denaro per ristrutturare gli appartamenti danneggiati e riconsegnarli al legittimo proprietario nelle condizioni originali.

Ma sono soldi nostri. Soldi che escono da quel capitolo del bilancio tanto caro ad una certa sinistra, che se lo ripete come mantra, chiamato SOCIALE.

Un vanto per tutte le amministrazioni che si sono susseguite negli ultimi anni: la spesa per il sociale non è stata toccata, anzi, l’abbiamo aumentata.

Appunto, chiediamoci il perché: se aumenta l’assistenzialismo e non si creano i presupposti per la ripresa, alla fine tutto il bilancio sarà SOCIALE poiché chi ha capacità contributiva, concorrerà a mantenere chi, purtroppo, questa capacità l’ha persa.

Questo vuol dire che si è amministrato male, senza strategia e portando questa città sull’orlo della stagnazione.

Chi è chiamato ad amministrare non si deve limitare a “spostare” i soldi dentro al bilancio per alimentare il consenso elettorale, ma deve trovare soluzioni in nome di quel principio sconosciuto a questa autoreferenziale sinistra: la sussidiarietà.

 

Il Consigliere comunale

Stefano Caruso