Due problemi prima di tutto. Come smaltire tutto il combusto e cosa dare da mangiare agli animali. Poi, ci sarà da fronteggiare eventualmente quello che verrà fuori dalle indagini. Questo però, arriverà dopo.

Tutto il fieno bruciato chiaramente non potrà rimanere dentro il fienile. E anche della struttura, resa praticamente inutilizzabile dalle fiamme, bisognerà vedere cosa farne. Se mantenerla in piedi rappresenta un pericolo, se bisognerà transennarla.

E poi gli animali. Le scorte per l’inverno sono andate. E non è un problema da poco, nemmeno in termini economici. Le spese per il foraggio degli animali possono rappresentare anche il 50% delle spese di un’azienda agricola. E la Marinella Spa non fa eccezione. Bisognerà provvedere al più presto a ricomprare il cibo per gli animali. «Abbiamo 600 capi – spiega l’ingegnere Giovanni Reverberi, amministratore di Marinella spa – e la spesa non sarà da poco. Andremo sul mercato e lo cercheremo, certo le condizioni saranno meno favorevoli. Quello è il grano che avevamo accumulato fino al prossimo raccolto. Ma è di quelle cose che non si possono rimandare, è un bel danno per noi».

Qualche dubbio lo esprime il sindaco di Ameglia, Andrea De Ranieri. «Devo dire che l’azienda sta mantenendo un atteggiamento piuttosto elusivo, nel senso che lunedì ho parlato con loro, li ho fatti venire sul posto. Io credo che nei prossimi giorni bisognerà andare a verificare le condizioni del capannone».

E non si riferisce alla copertura in eternit. «Quella copertura lì ci poteva stare – chiarisce il sindaco, è consentita, l’eternit è di buona fattura, avevano fatto un controllo periodico, era conservato bene. La situazione era una situazione regolata. Il problema era capire se quella struttura lì era compatibile con l’ospitare una quantità così ingente di foraggio. Il capannone era stracolmo, bisogna capire quali sono le normative che si devono applicare in questo caso. Faremo anche noi, al di là delle indagini penale che competono l’autorità, i nostri accertamenti».

In effetti prima l’azienda aveva due capannoni per contenere conservare il cibo destinato al bestiame. La tromba d’aria dell’anno scorso ne scoperchiò uno, che fu abbattuto. «QUello che prima conservavamo in due strutture ora lo teniamo in una sola», conferma l’ingegnere Reverberi. Bisognerà capire quanto fieno doveva entrarci e se ci fossero dei rischi.