”Siamo qui oggi per rendere pubblico il lavoro della prima commissione d’inchiesta nella storia istituita sul più grande scandalo finanziario d’Europa, uno scandalo che è avvenuto qui, in Toscana, e riguarda la più antica banca del mondo: il Monte dei Paschi di Siena”. Con queste parole il presidente della commissione d’inchiesta del Consiglio regionale su Fondazione e Banca Mps, Giacomo Giannarelli (M5S), ha aperto la conferenza stampa in sala Gonfalone sulle due relazioni conclusive dei lavori. Il presidente ha sintetizzato con qualche numero le dimensioni dello “scandalo”, ricordando che la banca nasce nel 1472. Oggi ha 544 anni ed un valore di 550 milioni, sceso a questo livello dai 5,7 miliardi del 2008. La banca ha in portafoglio crediti deteriorati lordi per 47 miliardi. Oltre il 56% delle sofferenze nette è relativa ad operazioni di valore superiore al milione, fatte da grandi gruppi. Il prezzo pagato a Banco Santander per comprare Antonveneta è stato di 9,5 miliardi, mentre pochi mesi prima era stata acquistata da Abn Amro per 5,7 miliardi, con una plusvalenza di 3,5 miliardi. Il costo complessivo dell’operazione Antonveneta è stato di 9,25 miliardi di euro. Per contribuire al pagamento sono state emesse obbligazioni per 1,6 miliardi, con tagli minimi da mille euro, coinvolgendo quarantamila piccoli risparmiatori. Il piano di risanamento della banca ipotizza almeno ottomila esuberi. Il mercato ha bruciato 8 miliardi con gli  ultimi due aumenti di capitale (2011 e 2015). “Il disastro del Monte dei Paschi di Siena rappresenta un punto di non ritorno dell’intero sistema bancario – ha commentato Giannarelli – Quanto avvenuto non è successo per caso e, se ben compreso, potrebbe dare una grande lezione dalla quale ripartire”.

Secondo il suo presidente, la commissione ha accertato “gravi responsabilità della politica” e “gravi intrecci di poteri forti, non democraticamente rappresentativi, che hanno causato danni economici ai risparmiatori e minato la stabilità dell’erogazione del credito alle imprese”. Gravi responsabilità gravano anche sugli organismi di controllo, come Banca d’Italia, Ministero del tesoro, Consob, prosegue Giannarelli.
Le due relazioni conclusive sono state entrambe votate a maggioranza: quella del M5S, Lega, Sì-Toscana a sinistra, ha ottenuto l’astensione del gruppo Pd, che si è votato da solo la relazione, con astensione degli altri commissari.

I punti di divisione riguardano non solo la ricostruzione di quanto è successo, ma soprattutto le prospettive per il futuro. Secondo Giannarelli è necessaria una riforma di Consob, a garanzia dei risparmiatori e della trasparenza dei mercati, la reintroduzione della separazione tra banche d’affari e commerciali, una riforma delle fondazioni bancarie, con l’uscita dell’azionariato dalle banche. “Gli ultimi fatti su Monte dei Paschi di Siena raccontano in modo molto chiaro come non ci sia alcuna discontinuità col passato. E chi non sa imparare dal passato è condannato a ripetere gli stessi errori nel futuro – ha concluso il presidente della commissione – È inaccettabile la presenza dei partiti nella fase attuale di gestione. Ancora più grave è che questa delicata fase venga gestita da un presidente del consiglio non eletto da nessuno”.

“È una storia che al momento non ha visto colpevoli, segno di gravissima  deficienza dei sistemi di controllo della Regione, del sistema bancario dello Stato tutto”, ha dichiarato Claudio Borghi (Lega Nord), vicepresidente segretario della commissione, sottolineando che il danno di 40miliardi è di un ordine di grandezza iperbolico. “Scelte di persone hanno provocato un danno superiore a quello di un distruttivo terremoto. Possibile che nulla sia successo? – si è chiesto – Ci sono responsabilità di chi ha nominato, dell’opposizione che non ha fatto notare le anomalie, della magistratura. E la responsabilità clamorosa di Bankitalia, che non solo non ha controllato, ma ha messo il suo timbro sulle operazioni”. Borghi ha aggiunto che adesso stiamo andando verso la “beffa finale”, con il coinvolgimento degli obbligazionisti. “Stanno pensando di fare una conversione in azioni, con un inevitabile azzeramento del loro valore – ha concluso – A pagare è chi non c’entrava nulla. Non va bene. Grida vendetta. Occorre cercare le vere responsabilità: è doveroso, fosse solo per un po’ di dignità, verso chi ha visto la più antica banca del mondo finire a zero”.

“Si sono compiuti errori e disastri. Il punto è che si stanno continuando a compiere”, ha rincarato Tommaso Fattori (Sì-Toscana a sinistra). “Quella stessa politica consociativa, causa del disastro, ci propone il bail in. Ho la sensazione netta che non ci sia altra strada percorribile se non la nazionalizzazione del Monte dei Paschi di Siena. Non possiamo permetterci che la terza banca italiana finisca in un circuito speculativo di soggetti stranieri, ancor meno possiamo permettere il bail in. Sono convinto che non ci sia alcuna soluzione nel mercato privato del credito”.

“È l’ultimo momento possibile per correggere la rotta – ha concluso Fattori – C’è necessita di una riforma sistemica, ma c’è soprattutto l’emergenza di salvare Mps”

”Il nostro giudizio non è affatto tenero, è severo. Il complotto catto-giudaico-massonico perfetto potrà anche esserci stato, ma non è compito del Consiglio regionale accertarlo”. Lo ha sottolineato il vicepresidente della commissione d’inchiesta Leonardo Marras (Pd), sottolineando il senso della relazione presentata. “Era importante che la sinistra e il Pd si assumessero autonomamente le proprie responsabilità in questa vicenda, senza diluirle con altri – ha affermato – L’intreccio tra politica e banca ha causato effetti devastanti, un vero e proprio disastro, che ha dilapidato un patrimonio enorme, costruito nei secoli. Ma non abbiamo scoperto niente di nuovo”. Il valore del lavoro fatto dalla commissione d’inchiesta, a suo parere, deve essere cercato nella raccolta diligente del materiale disponibile, che per la prima volta ha permesso al Consiglio regionale di poter fare valutazioni sulla vicenda”. “Non c’è stato alcun intreccio, né alcuna influenza della Regione, che avrebbe potuto vigilare di più – ha sottolineato – E questo costituisce una responsabilità precisa”.

Il vicepresidente ha rilevato che nelle conclusioni vengono individuate le responsabilità personali, non solo l’incompetenza quindi, ai vari livelli: nella banca, nella fondazione, negli organi di controllo, nelle strutture politiche, sia locali che nazionali. “Non c’è dubbio che il punto di snodo siano stati la riforma bancaria unita all’elezione diretta dei sindaci – ha osservato – È stato questo che ha determinato un forte controllo della politica, comune a tutte le forze, anche recenti. Chi si è accorto tardissimo dell’errore sono state le istituzioni locali, con gli atti tardivi di indirizzo del comune e della provincia nel 2011, che hanno determinato una discontinuità ed individuato una strategia d’intervento”. A giudizio del vicepresidente, la lotta di potere a Siena si è consumata soprattutto per il controllo dell’istituto di credito”. Marras ha osservato che molte forze politiche vogliono il ritorno a quel passato all’origine del disastro. “L’unico modo per vedere se la banca riesce a salvarsi è affidare le sue sorti al mercato – ha affermato – Se crediamo nel mercato, dobbiamo crederci fino in fondo, specie di fronte alla prima azienda privata della Regione, con ventisettemila dipendenti, che è stata a fianco dello sviluppo industriale toscano, al quarto posto in Italia”. E proprio una riflessione sul credito alle imprese, con una riforma di Fidi toscana, sarà il compito da affrontare nell’immediato futuro. “Dobbiamo pensare di più a Siena – ha concluso Marras – Finora non ne ha avuto bisogno, oggi non è più così. Su questo dovremo lavorare, insieme, perché abbiamo dimostrato di saperlo fare, anche da posizioni diverse”