Il caso Sagro scalda gli animi della città che ieri sera ha detto il suo no perentorio al ritorno dei camion sulle strade del centro. Nonostante la pioggia battente e i fulmini all’orizzonte, la Sala di Rappresentanza di Palazzo Civico si è riempita in occasione del dibattito organizzato dal Consiglio dei Cittadini di Carrara Centro per fare chiarezza su una questione che nel corso dell’estate ha scatenato accese polemiche. Tanti, purtroppo, i forfait dell’ultima ora soprattutto tra il fronte dei “sostenitori” della necessità di salvare le cave del Sagro e i loro 40 lavoratori. All’appuntamento non si sono presentati pur essendo stati invitati il sindaco di Fivizzano Paolo Grassi –nel cui territorio insistono i siti estrattivi del Sagro -, il presidente del Parco delle Apuane Alberto Putamorsi, il presidente della Provincia Ugo Malatesta,  né gli imprenditori Amedeo e Pietro Boiardi e Lucio Boggi, referenti delle società che coltivano quel sito. L’unico a metterci la faccia per il fronte istituzionale è stato l’assessore all’Ambiente Massimiliano Bernardi che ha ripercorso le tappe del protocollo precisando che a oggi niente è ancora stato firmato. «C’è il sì delle commissioni, del consiglio comunale e della giunta…anche se non vi piace, questa è la democrazia» ha replicato Bernardi a chi accusava l’amministrazione di scarsa trasparenza.

Dopo le (tante) contestazioni dalla platea, la parola è passata al fronte del “no” che, se pur con sfumature diverse a seconda dei casi, si è attestato su una posizione molto chiara: il problema – hanno detto ambientalisti e ricercatori – non è solo o tanto il passaggio dei camion da Carrara ma l’impatto – non più sostenibile in termini di rapporto tra i tanti danni all’ambiente e i pochi benefici economico/occupazionali – dell’attività estrattiva ai piedi del Sagro. Di qui la richiesta compatta di decretare lo stop a quelle cave, con tanto di spallata finale al protocollo.  Riccarda Bezzi, esponente del fronte ambientalista nel direttivo dell’Ente Parco, l’unica ad aver  votato contro al documento ha dichiarato: «Le amministrazioni devono iniziare a togliere le autorizzazioni alle cave non in regola, come appunto quelle del Sagro. Un Parco che propone – come è accaduto – dei frantoi prima e una strada poi per “salvare” attività che non rispettano l’ambiente è un’aberrazione. Il Parco – ha concluso la Bezzi in mezzo agli applausi – piuttosto che progettare vie di arroccamento che devasteranno habitat unici, dovrebbe progettare soluzioni occupazionali alternative perché è ora di chiudere le cave del Sagro».