C’è il senso della vita e il suo intimo e ambiguo chiaroscuro nella poesia d’arte di Alessandro Giorgi, forme e segni vitali che si alimentano di contrasti, giocano con il movimento e invitano ad essere fruite come esperienze irregolari e dirompenti che frantumano l’ordine delle cose e dei sentimenti, generano squilibri, si piegano e si chiudono in ellissi interrotte. La materia di Giorgi è una danza nello spazio che non teme il caos ma insegue la bellezza, incantata dal miraggio delle forme in divenire, ossessionata dal piacere dell’imperfezione. E’ il pensiero che ispira la produzione di opere d’arte contemporanea, stabili, dinamiche ed evocativo-musicali di Alessandro Giorgi, che il Museo Marino Marini di Pistoia ospiterà dal 5 agosto al 4 settembre.

Architetto, artista, design e poeta visuale, Alessandro Giorgi approda nella sala espositiva del Palazzo del Tau con la personale “Marmi e Acciai”, curata dall’associazione Gli Otto Venti, realizzata con il contributo della Banca di Vignole e Montagna Pistoiese, con il contributo di Conad, Azimut Management, coordinata da Ambra Tuci e Francesco Burchielli della Fondazione Marino Marini. L’evento inaugurale è previsto venerdì 5 agosto alle ore 18,30.

Una mostra articolata, costituita da una ventina di lavori, che mette in primo piano due diverse sezioni della produzione artistica dello scultore originario di Massa. Sono “Gli Amori sdruciti”, sculture in acciaio inox scaturite da un particolare trattamento che, a contatto con la fiamma ossidrica, si alterano e danno a vita a nuove dimensioni, forme incomplete, connotate da segnature, ripiegamenti, ripensamenti che, come afferma Giorgi “rappresentano il tormento dell’uomo moderno e la sua lacerazione interiore, nonché l’angoscia del quotidiano”. Ci sono poi le sculture in marmo apuano dove il filo rosso della ‘piega’, applicato per obiettivi estetici nelle opere in acciaio, ritorna indissolubilmente. L’imperfezione che scaturisce dalla perfezione è un tema caro all’artista toscano, che attraversa l’intero percorso artistico di Giorgi, nato negli anni Sessanta, dopo la laurea in Architettura conseguita a Firenze, e consolidato negli anni successivi. L’indagine di Giorgi affonda le mani nel marmo e attraverso la piegatura, cercata e voluta, trasforma la materia in tessuto, foglio, materasso. “Una piega non è mai uguale all’altra – continua Giorgi – nasconde il sogno, fa nascere il pensiero, la piega è movimento statico e l’artista vi scorge il mistero, la fantasia, la poesia. La piega è il tormento del tempo, è il segno del vento che agisce perpetuo, che tutto modella e trasforma”. Tra le opere in mostra anche l’omaggio a Giacomo Puccini, un complesso di note e chiavi musicali in acciaio inox tridimensionali.