
Erano entrate in casa del vecchietto con una scusa. Una commessa di un negozio si è insospettita e ha chiamato la polizia. tre donne a processo
Erano entrate in casa dell’anziano con un pretesto, sfruttando la bellezza di una di loro. Gli hanno chiesto un bicchiere d’acqua e poi lo hanno riempito di complimenti. Lui, vedovo ottantenne da troppo tempo solo, si è lasciato rapire dai discorsi di quelle tre donne e non ha fatto più attenzione a quello che facevano. Così mentre la più avvenente gli parlava le altre due giravano stanza per stanza. Riuscendo a trovare il malloppo, ovvero la carta bancomat che l’uomo teneva nel cassetto del comodino accanto al letto. Con tanto di bigliettino sul quale aveva appuntato il pin per non dimenticarlo. Insomma, le tre donne hanno fatto filotto.
Una volta che si sono impossessate del bancomat hanno trovato una scusa per uscire dall’abitazione immediatamente. Una volta fuori hanno iniziato a darsi alle pazze spese, tanto i soldi non erano loro. prima in un negozio di abbigliamento hanno strisciato 600 euro, poi per due borse 315 euro e infine 380. Più di milleduecento euro in meno di due ore di shopping compulsivo. Nel quarto negozio, di intimo, però hanno esagerato: euforiche per quello che stavano facendo hanno infastidito i clienti e soprattutto hanno mostrato un atteggiamento che ha insospettito la commessa. Che prima di passare il bancomat ha avvisato la polizia.
Era il 2011. Oggi quella vicenda è arrivata in tribunale. E le imputate si chiamano Milena, Marica e Vanessa Guarda, legate tra di loro da vincoli di parentela. Il vecchietto che avevano raggirato purtroppo nel frattempo è scomparso. Senza ottenere la restituzione del maltolto, mentre la merce acquistata con i suoi soldi è stata sequestrata. Ieri
il pubblico ministero Sara Parizzi ha provato, attraverso le testimonianze delle commesse che avevano servito le donne, di ricostruire lo shopping fatto con il bancomat della vittima. La prossima udienza è stata fissata in autunno e saranno le tre imputate a dire la loro versione dei fatti.
il tirreno