«Cominciamo col dire che Gaia nella nostra provincia a le tariffe più basse di tutta la Toscana. E a Massa si paga meno rispetto a Carrara perché è ancora in corso il percorso di riallineamento, e si arriverà fino al 2018, dopo il passaggio dalla ex Camuzzi».
Inizia così, con una notizia non troppo buona per i massesi, visto che dal 2018 le loro bollette sono destinate a salire, la lunga intervista al sindaco di Carrara Angelo Zubbani.
Uno che la situazione di gaia la conosce molto bene: era nel consiglio di amministrazione della società alla sua nascita, nel 2005, ed è ancora oggi al suo interno.
E per Zubbani i problemi di Gaia partono da lontano, dalla nascita di Gaia, e coinvolgono la politica: «Il passato – dice – condiziona ancora fortemente il presente. La società è partita con pochi soldi e molte pretese, la politica e i soci hanno sbagliato».
Sindaco cominciamo dal principio.
«Gaia è partita nel 2005 con due milioni e mezzo di capitale, 50 comuni e 5 gestori. C’erano già 400 dipendenti: l’errore dei soci è stato proprio questo, c’era un vulnus societario fragile, ma nei primi anni di vita di Gaia la politica continuava a chiedere. Chiedeva sedi operativi, investimenti, assunzioni. Sono stati fatti 30 milioni di investimenti senza la necessaria copertura a medio e lungo termine. Questo ha inizio provocato la crisi di liquidità».
Quindi quali sono stati i peccati originari di Gaia?
«È molto semplice, la società ha fatto investimenti senza avere i soldi sufficienti. È partita col “puffo” come si dice a Carrara. E a questo si è sommato un deficit organizzativo rispetto alla gestione societaria stessa: i comuni soci non hanno aiutato il decollo di Gaia, ma l’hanno piuttosto vista come un’opportunità per fare investimenti. C’è stato un vero e proprio “assalto alla diligenza”: basti pensare alle sedi operative che sono nate un po’ ovunque, al concorso per 50 impiegati amministrativi e ai call center con 20 dipendenti».
E qual è stata invece la sua linea politica durante i primi passi della società?
«Sono stato già a quel tempo, come delegato del Comune di Carrara durante l’amministrazione Conti uno di coloro che hanno sempre portato avanti la forma di gestione pubblica, anticipando di fatto la volontà referendaria. Ritengo, ancora adesso, che l’acqua sia un bene primario, da gestire con l’interesse pubblico. Anche di fronte ai vari passaggi societari che ci sono stati, io in assemblea sono stato sempre il relatore per il proseguo di questa linea».
«Non sono affatto pentito di questa posizione politica, ammetto che la società poteva essere accompagnata in questi anni con una maggiore capacità di gestione politica e manageriale. Questo avrebbe portato, sicuramente, dei risultati migliori».
A cosa si riferisce sindaco?
«I soci sin dall’inizio hanno inteso Gaia come l’occasione per recuperare investimenti non fatti dai vecchi gestori, per avere sul proprio territorio sportelli e sedi, costringendo la società a fare milioni di investimenti senza la necessaria copertura finanziaria. Un errore gravissimo che ancora oggi scontiamo. Gaia, infatti, ha un bilancio in equilibrio, ma ancora debiti importanti soprattutto verso i comuni soci a cui deve rimborsare le quote di ammortamento dei vecchi mutui».
Com’è cambiata nel tempo la situazione di Gaia?
«Dal 2009 ad oggi c’è stato un cambio di management e un consistente aumento di capitale, da 2 a 18 milioni di euro, che ha consentito di dare un po’ di liquidità alla società ma ancora oggi se Gaia vuole realizzare gli investimenti previsti dal piano deve, come peraltro sta facendo, ricercare un importante finanziamento, da 130 milioni, con un pool di banche. Questo consentirà di pagare più celermente i fornitori e fare investimenti».
«La società già dal 2009 ha ridotto i costi operativi che oggi sono fra i più bassi dei sette gestori. Sono state chiuse sedi, un call center ad Aulla, internalizzato servizi e proceduto al necessario turn over. Ad oggi siamo a 465 dipendenti, considerate anche le entrate di Massa, Tresana, Aulla e Pontremoli».
Sindaco si può pensare ad un futuro di Gaia sempre nel pubblico?
«Cominciamo col dire che oggi vedo poca solidarietà dei soci nei confronti di Gaia, vedo il proliferare di decreti ingiuntivi e scarsa partecipazione alle assemblee. Di positivo, e questo ci tengo a sottolinearlo, vedo che la società ha cambiato passo per essere credibile nei confronti del mondo bancario. L’alternativa, qualora il mega prestito non venisse concesso sarebbe, gioco forza, il ricorso a risorse private. Ma a quel punto spero di non esserci più, di non fare più parte della società perché, per me, sarebbe la sconfitta della politica portata avanti per dieci anni all’interno di Gaia».
Sindaco per quale motivo ci sono stati gli aumenti tariffari?
«Gli aumenti sono stati necessari per recuperare conguagli precedenti, mai applicati dal 2005 al 2013. E una parte consistente degli aumenti è legata alla delibera dell’Agenzia idrica legata agli ammortamenti dei vecchi debiti. Inoltre sono anche causati dal minor consumo di acqua potabile.
Mi scusi vuol dire che più il cittadino risparmia e più paga?
«È un meccanismo perverso al quale bisogna trovare una soluzione. La filosofia che ha ispirato la legge Galli era preservare la risorsa idrica e così oggi, di fronte a atteggiamenti virtuosi, gli utenti si ritrovano aumenti significativi in bolletta. Tutto per consentire l’equilibrio finanziario di tutti i gestori. Insomma un passaggio tecnico che grava sui cittadini».
Come si può arrivare ad alleggerire le tariffe?
«È semplice, occorre che una parte di investimenti torni a carico della fiscalità generale. Il governo, in sostanza deve intervenire sugli investimenti. Perché allo stato attuale la beffa per i cittadini è che più risparmiano acqua e più pagano per mantenere, per legge, l’equilibrio finanziario della società».
«Oggi la tariffa, è bene precisarlo, finanzia da una parte i conguagli, gli investimenti, l’abbassamento dei consumi e altri costi operativi (questi ultimi migliorati e più contenuti rispetto al passato). La fiscalità generale dovrebbe intervenire sugli investimenti»
Sindaco nella situazione attuale conviene mantenere ancora il gestore pubblico? Quali sono i vantaggi?
«Sono convinto di sì, al di là della scelta dal punto di vista politico, ritengo che una società pubblica, se ben gestita, possa competere con il privato. E la società pubblica, questo è importante, ci consente protezioni sociali più alte. Ad esempio due tipi di agevolazioni: quella legata all’Isee (che consente abbattimenti dal 30 fino al 50%) e quella, unica in Toscana, per le famiglie numerose».
«E c’è anche un’altra questione, quella che, proprio grazie alla gestione pubblica, consente di avere un rapporto di protezione sociale, che si traduce in non aggressività, sulle morosità incolpevoli. Gaia ha un tasso di morosità pari al 6,2%, il doppio rispetto alla media (3%) degli altri gestori toscani».
Un’ultima cosa: ma le tariffe di Massa-Carrara sono davvero così alte?
«No, questo non è vero. Anzi sono le più basse di tutta la Toscana. Ma questo dipende anche dal fatto che negli altri Comuni il gestore ha fatto maggiori investimenti. Il tema della tariffa va letto, infatti, in vase ai servizi che vengono erogati ai cittadini. Quindi dove la tariffa è molto alta vuole dire che si è fatto molto».

«Questo non è il caso di Carrara e ancora meno di Massa dove le tariffe sono – oggi, in attesa del riallineamento che si concluderà nel 2018 più basse rispetto a quelle del nostro comune. Gaia, infatti, sul territorio apuano ha fatto solo investimenti ordinari o solo qualcosina in più

il tirreno