Un’indagine parallela a quella sull’ omicidio del maresciallo dei carabiniere Antonio Taibi. E riguarda decine di persone, tutte quelle che hanno pubblicato post offensivi alla memoria del sottufficiale e all’onore dell’Arma a margine delle notizie lanciate sui siti dei quotidiani locali e nazionali. Sono parecchi quelli che rischiano di dover rispondere dei toni diffamatori usati nei confronti del militare, ma al momento il lavoro di identificazione è soltanto all’inizio e quindi nessuno è stato iscritto nel registro degli indagati. La famiglia Taibi, però, sta pensando di tutelare la memoria del maresciallo. E presto potrebbero esserci novità, anche se il legale che rappresenta la moglie e i figli del sottufficiale, l’avvocato Riccardo Balatri, non ha presentato alcuna denuncia.

La caccia ai diffamatori da tastiera, come detto, è un’inchiesta parallela all’indagine vera e propria sull’omicidio. Che di fatto in questo momento di novità vere e proprie non ne offre. Se non che Roberto Vignozzi, il killer, rimane in carcere e resta sulla sua posizione di partenza: ha fatto tutto da solo. Come confermerebbero i risultati degli esami effettuati sull’arma usata dall’ex postino e l’assenza di tracce di polvere da sparo addosso ai figli Riccardo e Alessandro. Ma soprattutto il maggiore continua a essere un sorvegliato speciale da parte delle forze dell’ordine. E tra qualche giorno tornerà in un’aula di tribunale per essere giudicato per direttissima, dopo l’arresto avvenuto un paio di settimane fa su un treno regionale diretto ad Avenza. Diabolik era stato seguito e sorpreso dai colleghi di Taibi durante un’uscita da casa (era ed è ai domiciliari) per andare a trovare il padre in carcere. Stava usufruendo di un permesso che gli aveva concesso il giudice di sorveglianza. Il ragazzo, però, ne aveva approfittato per prendere contatti telefonici (cosa che in teoria non potrebbe fare) con uno spacciatore marocchino. I due si erano dati appuntamento sul treno e avevano dato vita alla compravendita, ignorando di essere sotto lo stretto controllo di due carabinieri. Vignozzi jr per sfuggire alle manette aveva anche morso uno dei militari (e per questo deve rispondere oltre che di evasione pure di lesioni e resistenza a pubblico ufficiale).

Durante la direttissima si scopriranno le carte, ovvero si capirà di più di quello che gli inquirenti pensano dell’omicidio Taibi. Perché il fatto che Riccardo sia stato seguito così attentamente fa pensare. E fa pensare che la ricostruzione fatta dal killer e dai suoi figli non convince. Sia il sostituto procuratore Alberto Dello Iacono, sia il nucleo investigativo dell’Arma, non credono al fatto che il settantenne abbia agito senza un aiuto.

 

il tirreno