Presunti sconti sulla tassa marmi: confermata in Cassazione a Roma la sentenza Aracri che aveva prosciolto il sindaco di Carrara  e altri 14 indagati. Confermata la sentenza di assoluzione. In corte di Assise della Corte di Appello di Roma è stata confermata la sentenza del giugno scorso, quella con cui il gup Antonia Aracri ha stabiloito il non luogo a procedere per il sindaco di Carrara Angelo Zubbani e altri 14 indagati. Le motivazioni arriveranno solo nei prossimi giorni: il ricorso della Procura di Massa Carrara è stato dichiarato inamissibile.

Il precedente. “Il fatto non sussiste” per il gup Antonia Aracri che nel giugno scorso ha respinto la richiesta di rinvio a giudizio per il sindaco Angelo Zubbani e altri 14 indagati eccellenti fra assessori ex assessori e rappresentanti delle associazioni di categoria. Per la procura di Massa gli imprenditori del marmo pagavano la tariffa (ex tassa marmi) al Comune applicata su un valore di mercato da 46 euro a 250 euro a tonnellate quando il reale valore del marmo oscillava tra 350 euro a oltre 3.000 euro a tonnellata. Meno di un decimo.

L’accordo sottoscritto con le categorie, secondo la procura avrebbe procurato un ingiusto vantaggio agli imprenditori e il correlativo ingiusto danno subito dal Comune di Carrara. Finirono nel mirino della procura il sindaco Angelo Zubbani, il vice sindaco Andrea Vannucci, gli attuali assessori Giuseppina Andreazzoli, Dante Benedini, Massimiliano Bernardi, Giovanna Bernardini, tre ex assessori Andrea Zanetti, Giovanni Nannini e Roberto Dell’Amico, due dirigenti comunali, Marco Tonelli con delega al marmo eStefano Pennacchi del settore finanze e i rappresentanti delle associazioni degli imprenditori Chiara Grassi (Legacoop), Massimo Maggiani (Api, piccole imprese), Gianfranco Oligeri (Confartigianato) e Antonio Chiappini (Cna).

La procura aveva messo sotto la lente di ingrandimento l’accordo del 2009 che non era stato firmato dall’Associazione degli industriali che non è perciò sfiorata dall’indagine. Si parlava di violazione della legge regionale del 1998 che regolamenta il settore di cave, torbiere e miniere. Ma al termine dell’udienza il gup Antonia Arcari il 26 giugno scorso ha prosciolto tutti: il fatto non sussiste.

La Corte di Assise. Quindici avvocati erano presenti ieri in Corte di Assise della Cassazione di Roma per discutere sul ricorso presentato dalla procura nei confronti della sentenza del gup del tribunale di Massa Antonia Aracri.

Il procuratore generale della Corte di Assise aveva chiesto l’inamissibilità del ricorso.

Le motivazioni alla base del pronunciamento della Cassazione romana si conosceranno solo nelle prossime settimane.

.il tirreno