Potrebbe essere citata come un classico esempio di sofisma la delibera di indirizzo sugli Ambiti di riorganizzazione urbanistica, gli ormai tristemente noti Aru del Regolamento Urbanistico adottato dal consiglio comunale di Massa nel luglio scorso. Oppure per essere meno aulici è il primo nodo al pettine delle tante promesse fatte dal Sindaco del Comune di Massa in questi mesi: la prima promessa non mantenuta.

Questo atto, un esempio malriuscito di semplificazione del linguaggio amministrativo, non va tanto contro le aspettative dei Comitati no Aru, quanto, soprattutto, smentisce in modo conclamato l’impegno preso dal primo cittadino dapprima in commissione urbanistica e poi davanti ai cittadini, di un atto di input interno all’amministrazione per l’elaborazione di “osservazioni d’ufficio”, così le ha chiamate lui stesso, a favore degli “stralci” degli Aru contestati.

Nulla di tutto ciò. Quindi completamente inutile rispetto agli intenti annunciati da tempo. Solo pie intenzioni a leggere l’atto, annacquate, forse, in extremis dalla polemica interna al partito di maggioranza, come apparsa anche sulle pagine della stampa, proprio sulla questione stralci, una polemica che ha un effetto urticante sulla pelle dei cittadini. Se questo atto è stato concepito così per recuperare le crepe interne al partito di maggioranza relativa le contraddizioni della politica non devono essere pagate dai cittadini

Si parla, nella delibera, di atto di impulso nei confronti degli uffici “in modo da riconoscere un ulteriore rilievo alla partecipazione popolare, indirizzandola all’interno delle procedure e nelle forme giuridicamente previste dall’ordinamento”. Tradotto: le procedure verso cui deve essere indirizzata la partecipazione popolare sono in questa fase solo e solamente le osservazioni, ma non quelle promesse d’ufficio, quelle presentate dai cittadini. Grazie per avercelo ricordato a 5 giorni dalla scadenza, ma abbiamo già fatto da soli!

Paradigmatico su questo il bizantinismo con cui si chiude la delibera per riconoscere al provvedimento “la valenza di atto di impulso utile a consentire il raccordo della partecipazione collettiva e popolare con le forme di partecipazione previste dall’ordinamento nel perseguimento del flessibile adeguamento del regolamento urbanistico”. Sappia il sindaco che per quei raccordi, che ripetiamo si chiamano “osservazioni”, abbiamo già provveduto da soli, mettendo mano al portafogli e pagandoci i tecnici per farli. Questo è stato il regalo dell’Amministrazione Volpi alla cittadinanza per il Natale 2015.

Si cita poi nella delibera un indirizzo politico in cui si dichiara che la Giunta è favorevole alla eliminazione degli ambiti indicati “nei limiti e nelle forme consentiti dalla legge” (ma va’ perché si poteva andare contra legem?) e comunque “con l’individuazione delle differenti modalità di soddisfazione delle esigenze e degli interessi correlati al reperimento degli standard pubblici”.

Ma come non era stato lo stesso Sindaco a dirci più volte che gli stralci erano possibili perché viabilità e standard previsti non erano da considerarsi strategici? Ora scopriamo che lo stralcio è possibile “individuando le differenti modalità di soddisfazione” di quelle esigenze. Cioè? No individuazione, no stralci? Oppure occorre perequare diversamente? Oppure non si va a perequazione di quegli standard eventualmente eliminati con lo stralcio degli Aru? L’individuazione è una condizione vincolante? Anche in questo caso il deliberato non appare in linea con quanto sostenuto pubblicamente.

Se invece il recupero degli standard da altre parti significa altri Aru collocati diversamente diciamo subito che non vogliamo scaricare il problema su altre zone spostandolo “dai nostri giardini”. Lo abbiamo detto chiaramente fin dall’inizio. Deve essere chiaro che ogni futura scelta dovrà essere partecipata e condivisa realmente, non come si è fatto finora, come deve essere chiaro che se la filosofia degli Aru previsti sarà così anche per i nuovi eventuali non siamo d’accordo fin d’ora.

Infine occorrerebbe abbandonare la forzatura retorica. Anche in questa delibera si spaccia l’osservazione come strumento di “partecipazione di natura individuale”. Sia la legge regionale   1/2005, che la legge 65 del 2014 , parlando degli istituti della partecipazione fanno riferimento “alle fasi procedurali di formazione e adozione degli strumenti della pianificazione territoriale e degli atti del governo del territorio”. Ed è lampante che le fasi di formazione e adozione si sono chiuse da tempo.

 

I presidenti dei comitati civici di

Castagnola, Lungofrigido, Quercioli, Rocca, Turano