Con il primo di novembre sono 10 mesi che siamo confinati e isolati lontano dal nostro posto di  lavoro. In questi 10 mesi abbiamo visto degradare sempre più la nostra condizione di lavoratori  parcheggiati dentro un capannone vuoto con 7 tavoli e una ventina di sedie, considerati  definitivamente inutilizzabili dalla nuova dirigenza NCA.
Non siamo solo profondamente sconcertati dalla mancanza di rispetto che questo imprenditore manifesta nei nostri confronti (alcuni di noi prestano servizio in cantiere da 25 anni), ma a questo
punto anche profondamente preoccupati per il destino nostro e delle nostre famiglie che dipendono dal salario che dovremmo guadagnare con il nostro lavoro.
Purtroppo la nostra dignità di lavoratori viene quotidianamente calpestata.Le uniche occasioni in cui ci chiedono di uscire dalla nostra forzata inoperosità sono quelle in cui ci comandano a
svolgere lavori che nulla hanno a che vedere con quella che è la nostra professionalita. Senza voler denigrare o discriminare certi mestieri,pensiamo che dover strappare a mani nude erbacce
in un piazzale,non sia quello che a dicembre 2012 ci aspettavamo.
È evidente che questo nostro sfogo ,possa risultare un piagnisteo di chi comunque ha la fortuna di avere un posto di lavoro in un momento di profonda crisi ma solo chi invece ha vissuto situazioni
analoghe può capire come ci si possa sentire ad essere trattati da un’azienda come incapaci ed inadeguati a svolgere quelle attività che anche grazie a noi hanno dato lustro al vecchio cantiere
navale.
Ormai ci rendiamo palesemente conto che per noi e non solo per noi la nostra professionalità non serve a nulla.
Hanno voluto farci credere che le nostre possibilità di rientro sarebbero dipese da corsi di formazione ( carpenteria e saldatura ),ai quali abbiamo dato grande importanza svolgendoli con il
massimo impegno ma purtroppo, pur non avendo ad oggi neppure i risultati delle prove che abbiamo svolto, ci è stato comunicato in modo informale che non abbiamo le capacità necessarie.
Capacità ed opportunità che non ci sono state date e che ad oggi solo a noi sembrerebbe siano state richieste, visto che alcuni giorni fa un nostro collega non sappiamo se formato è incappato in
un infortunio che poteva avere conseguenze molto più gravi poiché adibito ad una mansione differente dal suo inquadramento originario.
In questa paradossale situazione,abbiamo la fortuna di rimanere tutti uniti senza nascondere che questa vicenda sta lasciando e lascerà in ognuno di noi degli strascichi morali.
Confrontandoci quotidianamente tra noi ci accorgiamo che il nostro comportamento, le nostre abitudini e i rapporti umani all’esterno e in special modo con i nostri famigliari sono cambiati a causa delle continue pressioni ed ansie alle quali siamo sottoposti.
Molti sono stati i tavoli e gli incontri che in questi mesi si sono svolti per capire le prospettive di questa azienda, molte sono state le iniziative e gli interventi che abbiamo in prima persona
organizzato per denunciare non solo la nostra condizione di “esilio”, ma per raccontare il paradosso di una azienda che acquisita nel dicembre 2012 con un piano industriale che metteva al
centro dei suoi obbiettivi la produzione, il lavoro in primis di tutti i dipendenti NCA vede oggi una larga fetta dei suoi dipendenti impegnata in attività’ di servizio, pulizia o appunto confinati in un’
area dismessa della zona industriale ex farmoplant . In questi mesi abbiamo seguito con interesse tutte le vicende che a prescindere dalla nostra situazione hanno ruotato attorno al cantiere molte
delle quali sono approdare nelle aule di tribunale con causa non solo di lavoratori ma anche di aziende appaltatrici che si sono dovute rivolgere a un giudice per trovare giustizia in merito a
contestazioni, allontanamenti, revoche di appalti, insolvenze.

Ci chiediamo a questo punto dove siano gli organi che devono vigilare sui luoghi di lavoro e come possano essere tollerate queste situazioni, a che punto siano le indagini rispetto alle denunce portate avanti dai delegati sindacali rispetto all’Ispettorato del Lavoro e all’Asl di massa carrara, ci chiediamo a cosa valgono le posizioni anche decise prese dal Consiglio comunale di Carrara o le interpellanze presentate in
parlamento dai parlamentari locali, a noi sembra che non cambi nulla, nemmeno dopo due tavoli al Ministero. Per noi non basta più che venga ribadito che gli accordi sottoscritti debbano essere
rispettati, vorremmo che si aprisse una discussione seria sui motivi che hanno portato a accordare 30 anni di concessione per le aree di NCA, in funzione di quali prospettive E sviluppo che questa azienda può garantire a un territorio come il nostro in cronica difficoltà
occupazionale.

Sorridiamo nel leggere sulla stampa dei premi che di tanto in tanto il Signor Costantino riceve per le sue doti imprenditoriali, sorridiamo perché le guardiamo dalla nostra posizione è ci chiediamo cosa abbia fatto per meritarsi questi premi, gli imprenditori da premiare
dovrebbero essere quelli che producono nel rispetto della dignità del lavoro, che attraverso la loro inventiva creano lavoro e benessere non solo per le loro tasche ma anche per il territorio che li accoglie.

I lavoratori di Nca relegati nel capannone della zona industriale