Ho letto con stupore unito a sconcerto le esternazioni del Sindaco di Massa in merito alla La cultura che secondo lui sarebbe al primo posto nella sua amministrazione.

Dice il sindaco che hanno “ascoltato il territorio e valorizzato il genius loci”, riprendendo termini usati in campagna elettorale. Che cosa significano? Quali sono oggi i canali attraverso cui vengono selezionate le associazioni che lavorano con il comune di Massa? Non è dato saperlo. Sappiamo però che l’intera stagione del teatro ragazzi è stata affidata senza alcun tipo di bando ad un’associazione di Ferrara (determina 3926/2014), salvo ripensamento del 29 dicembre det. 4472. A parte i colloqui privati con l’assessore di riferimento, che non sono certo un’invenzione di questa amministrazione, non ci sono canali certi. Non esiste ad oggi nessuna programmazione né alcuna iniziativa propria della Amministrazione. Tutto è affidato all’iniziativa dei singoli. Questa non è una valorizzazione dei talenti locali: questa si chiama assenza di governance, di indirizzo, di una qualsivoglia idea di cultura. E non è neppure un problema di risorse perché le risorse calarono drasticamente dal 2011 e le cifre appostate sono da allora le stesse.

Ma allora con le risorse si facevano delle scelte. Adesso molto dipende da quello che le associazioni sono in grado di garantire. Se per esempio si è in grado di garantire il numero legale in consiglio comunale, beh…Scrive ancora “Le manifestazioni realizzate sono frutto di questa idea di sviluppo culturale”, ma quale idea? Cento notti d’estate era realizzato con la collaborazione di 80 associazioni del territorio che con budget modestissimi e per lo più con il solo il supporto logistico facevano (lo hanno fatto per 5 anni) il programma estivo. Domanda: il sindaco ha deciso che Cento notti era il modello culturale da proporre? Perché quello che descrive sembrerebbe assomigliargli molto, se non fosse che non viene più fatto alcun bando (scrive infatti subdolamente che “forse” le risorse sono assegnate in maniera diversa, quale?), né vi è una direzione chiara da parte del Comune degli eventi. La cultura è in buona parte appaltata ai CCN cosa che tra l’altro consente all’amministrazione di attribuirsi il merito se tutto va bene, e scaricare le responsabilità quando va male.

Chi stabilisce poi chi è dotato di genius e chi non lo è? Perché se al genius sostituiamo il cliens, l’esito è assai diverso. Ma ecco che, udite udite, si fa forte dell’apertura delle sale delle Provincia, atto che chi altri se non il Comune di Massa avrebbe dovuto garantire, visto che il Palazzo Ducale sta in Piazza Aranci? E poi abbiamo la Stagione di prosa al teatro Guglielmi (che fortunatamente c’è da decenni), la cui ristrutturazione è stata possibile grazie al gigantesco investimento della passata amministrazione.

Da ultimo, vero fiore all’occhiello, l’apertura del Museo Guadagnucci. Vorrei sommessamente ricordare che anche quella scelta fu fatta da altri, che furono presi accordi e stanziati investimenti da altri. E infine che il modo in cui è stato aperto e viene attualmente gestito grida vendetta. Infatti il cosiddetto Museo Guadagnucci non potrebbe fregiarsi del titolo di Museo poiché non rispetta gli standard museali previsti dalla legge, in primis per quanto riguarda la gestione: l’apertura è fatta solo per tre sere la settimana (e siamo in estate!) e affidata in parte a volontari. Non esiste un direttore né personale del museo né una programmazione culturale o didattica. Questi sono solo alcuni fra i tanti motivi per i quali quello non è un museo. O per lo meno sono necessari investimenti perché lo diventi.

E a proposito di conoscenza del territorio e di associazioni, che fin hanno fatto i progetti della Realtà locale storico ambientale e produttiva che servivano a portare gli studenti sul territorio? Quest’anno che ricorreva il 70° della Liberazione e il Centenario della I guerra mondiale tali percorsi sono per lo più saltati per i ritardo con cui sono stati proposti alle scuole (maggio!). Il fatto stesso che il Sindaco abbia sentito il bisogno di scrivere in prima persona questo articolo mi pare una certificazione del fallimento a cui stiamo assistendo.

Troppo grande stavolta la distanza tra quello che proclama e la realtà che è sotto gli occhi di tutti. Fortunatamente in questo scorcio di fine estate tra l’affannarsi del sindaco per il rimpasto di giunta, le voci di dissenso dentro la maggioranza, i mal di pancia dei cittadini per il RU, sembra che la sottoscritta non sia più l’unica a vedere le cose per come stanno.

Carmen Menchini