curiaSerate e vacanze a base di sesso e cocaina. Il protagonista? Un prete della diocesi di Massa Carrara e Pontremoli. La segnalazione, molto circostanziata e ricca di particolari scabrosi, è contenuta in una serie di mail indirizzate alla Curia vescovile e in copia alla Nazione. Solo accuse e veleni anonimi? Non proprio. Le mail portano una firma, cioè un nome e un cognome, e un numero di telefono. I fatti ovviamente devono essere accertati. La Curia, però, ha dato l’impressione, pur senza sbilanciarsi, e tanto meno uscire dal riserbo che la vicenda impone, di prendere molto sul serio la denuncia, aprendo una vera e propria indagine interna. Il primo passo è ascoltare la versione del parroco, fino a ieri non rintracciabile. Al di là dello sdegno per quegli appuntamenti hard tenuti da un uomo di Chiesa, c’è il sospetto di chi denuncia la vicenda che a «finanziare questa bella vita possano essere stati gli ignari fedeli, con le loro offerte». Lo scenario descritto è decisamente poco consono a un parroco: hotel a cinque stelle, alberghi di lusso, cocaina, e ragazzi con cui trascorrere la serata che diventa, ben presto, a luci rosse. Alcuni dei protagonisti – è scritto nelle mail – sarebbero ‘fidanzati’ che cambiano nel tempo; altri giovani partner occasionali, tutti rigorosamente a pagamento, con cui divertirsi e a cui viene offerto tutto: il viaggio, il centro benessere, la cena, il pernottamento. E’ stato un trentaquattrenne, ex presunto ‘accompagnatore’ del reverendo, a raccontare tutto al nostro giornale e alla Curia e lo ha fatto dopo aver scoperto che quell’uomo con cui aveva avuto una relazione è un prete. «Ho avuto rapporti sessuali con quest’uomo nel 2013 e nel 2015 – racconta l’uomo – e solo recentemente ho appreso che si tratta di un sacerdote: con me si è sempre spacciato per un facoltoso magistrato in vacanza a Napoli, dove io risiedo. E quando andavamo al ristorante tutti lo conoscevano, il che mi ha fatto pensare che fosse un cliente abituale». Sesso, droga e tanti soldi in contanti che il sacerdote, sempre stando alla testimonianza dell’uomo, avrebbe portato in un borsello che non abbandonava mai. «Spendeva in modo compulsivo, solo per il gusto dell’ostentazione. Ora so che è un prete e mi chiedo come potesse contare su una simile quantità di denaro… Ho scoperto la sua vera identità pochi giorni fa perché mi ha telefonato dall’apparecchio della parrocchia per dirmi di essere disposto ad aiutarmi a trovare un lavoro. In cambio mi chiedeva di essere ‘carino’ con lui…».

 

 

 

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