albertini walterQualcosa di più, molto di più di un commerciante: Walter Albertini era un’istituzione. Alto, robusto, con il grembiulone da “arrotino” sempre legato alla vita, con il sorriso stampato in quel volto di altri tempi, con la familiarità del nonno. Se n’è andato improvvisamante, a 85 anni, la mattina dell’11 febbraio: stava prendendo l’immancabile caffè con i pasticcini al bar Italia, nella piazzetta del Portone. Un rituale che lo accompagnava da anni: un malore e per lui, che non prendeva nepèpure l’influenza, non c’è stato nulla da fare.

E adesso la Conca è tristissima, qualche negoziante ha addirittura  abbassato le serrande per rispetto a Walter, l’arrotino. Albertini  ha  gestito per anni, con i due fratelli, le ferramenta “Sartini” di famiglia (una in piazza Liberazione, due proprio alla Conca). Le attività portano ancora il nome della madre di Walter, Eufemia Sartini che le inaugurò 115 anni fa. Walter non le ha mai lasciate: la sera prima di andarsene ha chiuso i battenti tardissimo, doveva arrotare alcuni coltelli e voleva farlo bene.

Lavoro, ma non solo: Walter Albertini  era il custode di un pezzo di storia cittadina. Testimone del bombardamento che alla Conca l’8 febbraio del 1945 uccise sei ragazzi, uno dei quali suo caro amico. Walter sabato 7 ha voluto ricordarlo con una manifestazione di commemorazione: ha ricordato le bombe, il dolore, il senso della perdita. Ha lasciato l’immagine di un uomo che ama la sua città, la sua gente, la sua storia.

Albertini lascia tre figlie e la moglie

 

 

il tirreno