rapina mps a 27 1 15Spregiudicati, troppo spregiudicati. Al punto da essere convinti di mettere a segno un colpo come quello che avevano pianificato e di farla franca. Ma il loro sogno di fare tanti soldi facilmente – erano riusciti a portare via cinquantamila euro – è durato solo una manciata di minuti. Uno di loro,Francesco Di Leo, 40 anni, di Torino, è stato arrestato dopo un inseguimento in pieno centro con poliziotti e carabinieri che lo hanno braccato come un animale fino a spingerlo in bocca a una pattuglia dell’Arma che lo ha ammanettato grazie a una corsa da sprinter di un ispettore. L’altro invece è fuggito in sella a uno scooter, ritrovato un centinaio di metri più in su, che non risulta rubato. Probabilmente trovato all’ultimo momento nei pressi della banca che avevano appena svaligiato. Ma squadra mobile e nucleo investigativo contano di poterlo identificare entro poche ore.

L’obiettivo dei due malviventi, poco più che trentenni e provenienti dal nord Italia, era la filiale di piazza Aranci della Banca Toscana. Sono entrati in azione alle dieci del mattino, nel giorno del mercato. E soprattutto mentre in Comune, a duecento metri dalla banca, le forze dell’ordine partecipavano alla giornata della Memoria. Roba da folli. Non curanti di quello che li circondava la coppia di rapinatori ha fatto irruzione: uno calandosi il passamontagna in testa e impugnando un coltello a serramanico, l’altro con un casco integrale e una pistola giocattolo (lo rivelano i filmati) nella mano destra. Rivolgendosi ai clienti in coda agli sportelli hanno provato a imitare il vernacolo toscano con un “boni, state boni”. Le armi però hanno terrorizzato gli uomini e le donne che stavano per versare o ritirare i contanti. Non si è accorta di nulla una bella bimba di nemmeno quattro anni, perché intenta a far correre il suo trolley giocattolo di Barbie.
Nella filiale la scena è passata al rallentatore, ma l’azione sarà durata al massimo due minuti. Il tempo di arraffare le banconote (poi si è scoperto che erano cinquantamila euro) e di darsela a gambe. Dopo però l’allarme dato da uno dei cassieri. Un segnale che ha messo in moto polizia e carabinieri, con agenti e militari arrivati di corsa con le pistole a vista. Ed è stato il capo della squadra mobile, Antonio Dulvi Corcione, ad avvistare Di Leo imboccare via Betti, una stradina perpendicolare a via Cavour. Alle sue costole si è messo un ispettore che lo ha tallonato nonostante lo svantaggio di circa trecento metri. Il bandito svoltato l’angolo verso via Simon Musico si è tolto il giubbotto con il coltello in tasca e lo ha gettato in un cassonetto, sperando di non essere riconosciuto. Ma l’agente non lo ha mollato un attimo, facendolo finire dalle parti della caserma La Plava, dove c’era la pattuglia dell’Arma che gli ha stretto le manette ai polsi e ha recuperato il malloppo. Tutto questo mentre Corcione, i suoi uomini e i carabinieri della compagnia di Massa si assinceravano delle condizioni degli impiegati e delle persone rimaste coinvolte nella rapina: un sessantacinquenne ha avuto una colluttazione con i fuggiaschi, senza conseguenze però; una donna era in forte stato di choc perché si è trovata di fronte i due rapinatori e ha visto la pistola.
Recuperati i soldi e acciuffato Di Leo gli inquirenti si sono concentrati sull’ultima tessera che mancava per completare il puzzle. Ma il secondo rapinatore è riuscito a far perdere le sue tracce grazie allo scooter ritrovato poi dalle parti del Vescovado. Un ciclomotore che non risulta rubato, forse perché è stato preso pochi minuti prima del colpo. Altre tracce non ne ha lasciate, ma il suo amico qualche piccola ammissione l’ha già fatta. E i precedenti che sono saltati fuori, sempre insieme alla stessa persona, potrebbero far chiudere il cerchio velocemente.
Il Tirreno