Pistola puntata alla faccia, in pieno giorno, sulla superstrada di Rio de Janeiro, a bordo di un pullman turistico che doveva portarla, insieme a colleghi medici, dall’aeroporto in albergo. A raccontare questa terribile vicenda e la rapina che l’ha vista vittima alcuni giorni fa, è la penumologa carrarese (in forza all’ospedale di Livorno) Rigoletta Vincenti. «Mi ha puntato la pistola e ha arraffato la borsa con dentro tutto: soldi, telefonini, ipad, carte di credito. Un incubo. Sono passati diversi giorni ma la rabbia non mi è passata».
Rigoletta Vincenti, primaria di pneumologia a Livorno dal maggio del 2012, ex vicepresidente del consiglio comunale di Carrara, ha vissuto ore da incubo in Brasile, dove era per un convegno internazionale di medicina.
Il pullman che insieme ad altre decine di colleghi che arrivavano da tutta Italia la trasportava dall’aeroporto all’albergo (in una zona centrale) è stato assalito da un banda di giovanissimi banditi, che per alcuni lunghi minuti hanno tenuto sotto scacco tutti i viaggiatori. E hanno fatto razzia: lei, la dottoressa Vincenti, che era seduta ai primissimi posti, non ha fatto in tempo a nascondere nulla. «Al nostro arrivo all’aeroporto intorno alle 9 del mattino – racconta – c’era un pullman ad aspettarci; siamo saliti, traffico infernale sull’autostrada o superstrada che porta in centro; a un certo punto, nel traffico, l’autista ha accostato, guarda caso dico io ora, nei pressi di un vasto buco nella recinzione fra la superstrada e l’esterno. Questione di un attimo: da quel varco sono usciti tre-quattro giovani, armati, hanno puntato la pistola all’autista che ha subito aperto».
E il racconto continua. «Sono saliti: il primo, armato, mi ha arraffato la borsa, ho provato a trattenerla e lui mi ha puntato la pistola in faccia – prosegue la dottoressa Vincenti – poi, forse perché erano sotto effetto di sostanze stupefacenti, non so, hanno iniziato a salire e scendere, hanno rubato un po’ tutto a tutti, solo quelli in fondo sono riusciti in qualche modo a nascondere qualcosa e a consegnare dei contanti che tenevano in mano, e loro hanno presso tutto di fretta. Tempo pochi minuti sono riscesi e a quel punto il pullman è ripartito e ci hanno portato in albergo». «Io subito ho chiesto all’autista di andare alla polizia, ma tergiversavano; ho insistito- continua la pneumologa carrarese – finalmente intorno all’una siamo andati in commissariato, hanno raccolto le nostre denunce. Erano tutti schierati: il responsabile della polizia locale, l’assessore al turismo, tutti a rassicurarci che non era una cosa prevedibile, che sono mortificati, ma io dico che non è così».ù
È un amaro sfogo quello della dottoressa Vincenti: «I rapinatori ci hanno assalito in pieno giorno, alle nove del mattino, in una super strada trafficatissima – sottolinea – Nessuno si è fermato. Nessuna delle auto sembrava essersi accorta di quello che succedeva, proprio nella strada che stava portando la gente al lavoro». «Purtroppo, non vi è sicurezza a Rio – conclude la dottoressa – cercano di non dar pubblicità a questi drammatici episodi ma non è giusto. Mi sono decisa a raccontarlo dopo aver letto di quella giovane volontaria uccisa: è necessario che le autorità facciano un programma di sicurezza, assolutamente».
La Vincenti ci ha rimesso cinquecento euro, e, come lei stessa ha raccontato telefonino Iphone e Ipad, tutti documenti. E dopo il danno anche la beffa. «Quando sono rientrata all’aeroporto a Roma e avevo una specie di “foglio di via” mi hanno guardata come dire: «Ecco, la solita che ha smarrito il passaporto… – conclude il suo racconto la dottoressa Rigoletta Vincenti – “No – gli ho detto – guardate che sono stata rapinata!».
il tirreno