L’Agenzia chiarisce alcuni aspetti tecnici e procedurali

148-14 - Balneazione: il monitoraggio ARPAT è finalizzato alla tutela della salute delle persone 

Premessa

ARPAT è un ente tecnico-scientifico che ha come propria finalità la salvaguardia dell’ambiente attraverso il controllo del rispetto delle normative e la costruzione di conoscenza ambientale. Per sua natura è un ente terzo rispetto alle parti politiche ed istituzionali, economiche e sociali. ARPAT ha il dovere di mettere a disposizione di tutti i dati e le informazioni di cui dispone, in modo che le opinioni e le decisioni si formino tenendo conto di tali conoscenze.

Nei giorni scorsi si è sviluppato un vivace dibattito in merito alla situazione del mare della riviera Apuana e sugli interventi necessari. Riteniamo doveroso diffondere le notizie di cui disponiamo in proposito, come ente preposto al controllo della qualità delle acque di balneazione della Toscana. (vedi sezione del sito Web con tutte le informazioni ed i collegamenti con i risultati del monitoraggio tempestivamente aggiornati, è anche disponibile una APP per smartphone e tablet con le notizie sui risultati dei controlli per la balneazione). Il sistema di pubblicazione su Web e APP interroga la banca dati con i risultati delle analisi alle ore 11,00 – 14,00 – 17,00 e 20,00 di ogni giorno, aggiornando automaticamente le informazioni pubblicate.

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I controlli dell’agenzia attestano che 580,8 dei 594 chilometri di costa toscana controllata (quasi il 98%) raggiunge il livello di qualità eccellente (vedi infografica con la classificazione 2013)  – rispetto ad un dato europeo dell’83% ed italiano dell’89% –  ma ci sono anche alcuni tratti che presentano delle criticità.

Si tratta di n. 10 aree permanentemente vietate alla balneazione per motivi igienico sanitari (vedi elenco completo, comprendente anche divieti per aree portuali ed altri motivi) e 4,3 km (1%) di costa classificati con una qualità scarsa o sufficiente.

In quasi tutte queste zone la causa dei problemi è dovuta a corsi d’acqua che sfociano in mare portando i propri carichi di acque non depurate. Aree non servite da fognature, allacci alle fognature mancanti, insufficiente funzionamento del sistema depurativo, ecc.

 

I controlli delle acque di balneazione

A partire dal 2010, l’Italia si è adeguata alla normativa europea che stabilisce regole ben precise, ed uguali per tutti i paesi dell’Unione Europea, in base alle quali deve essere effettuato il controllo delleacque di balneazione.

Nel periodo che va dal 1 aprile al 30 settembre di ciascun anno, vengono effettuati da parte di ARPAT campionamenti mensili nelle 266 aree di balneazione in cui è suddivisa la costa toscana (vedi slide show con le modalità di effettuazione)

I parametri da controllare, secondo la nuova normativa, sono quelli microbiologici, in particolareEscherichia coli ed enterococchi intestinali. Occorre infatti tenere presente che questo monitoraggio è finalizzato soprattutto alla tutela della salute dei bagnanti.

Le analisi hanno una durata, stabilita dalla legge, di 48 ore e solo trascorso questo tempo l’esito può essere validato. Tuttavia quando il superamento è già evidente a 24 ore dall’inizio delle analisi, viene comunque comunicato da ARPAT al Sindaco, al fine, appunto, di assicurare una tempestiva tutela della salute per i bagnanti, per l’adozione dei provvedimenti (nel caso dei divieti che hanno interessato la riviera apuana si sono registrati valori di Escherichia coli di oltre 8.000 rispetto al valore limite di 500). Per quanto riguarda il recente evento che ha interessato la riviera apuana la comunicazione ARPAT è della mattina di giovedì 17 luglio.

Il provvedimento di chiusura alla balneazione viene revocato, sempre con ordinanza del Sindaco, dopo il primo esito analitico favorevole (obbligatoriamente della durata di 48 ore) successivo all’evento di inquinamento (nel caso dell’area di balneazione ‘Destra torrente Versilia’ il valore rilevato diEscherichia Coli è stato di 404 rispetto ad un limite di legge di 500). Al fine di assicurare tutto questo, il laboratorio ARPAT è aperto anche il sabato e la domenica.

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Il monitoraggio periodico viene effettuato anche nelle aree interessate da un divieto permanente istituito per motivi igienico sanitari, al fine di sorvegliarne e valutarne il risanamento.

Con la normativa entrata in vigore nel 2010 ad inizio della stagione balneare la Regione approva il calendario dei campionamenti per ogni area di balneazione; il rispetto di questo calendario di campionamento  obbliga l’Agenzia ad effettuare i prelievi anche in giorni di abbondanti precipitazioni o altri eventi atmosferici, circostanze prima impedite. Infatti, le precipitazioni, anche non direttamente localizzate sulla fascia costiera, possono mettere in difficoltà, ad esempio, il sistema di depurazione (by-pass e scaricatori di piena entrano in azione per evitare danni agli impianti di trattamento delle acque reflue) o movimentare carichi inquinanti accumulati in precedenza, determinando un rapido degrado della qualità (in termini igienico-sanitari) delle acque costiere che ricevono tali apporti.

D’altra parte questa norma è stata introdotta proprio per evitare la discrezionalità da parte degli enti di controllo degli Stati membri della UE, per evitare che in qualche modo si mascherassero i problemi effettivamente esistenti. Evitare deliberatamente i giorni di campionamento prevedibilmente più critici darebbe una qualità dell’acqua migliore di quelle che è in realtà, in maniera ingannevole e quindi vietata dalle norme europee ed italiane.

Un problema presente anche altrove in Europa, come ha affermato Hans Bruyninckx, direttore esecutivo dell’EEA: “Le acque di balneazione in Europa sono migliorate negli ultimi vent’anni: non si versano più ingenti quantità di acque reflue direttamente nei corpi idrici. Oggi il problema principale sono i picchi di inquinamento di breve durata occasionati da piogge violente e inondazioni, che possono provocare tracimazioni dei sistemi fognari e conseguente riversamento di batteri fecali provenienti dai terreni agricoli nei fiumi e mari.”

I dati rilevati mostrano chiaramente che il principale fattore di criticità delle acque di balneazione è dato dall’immissione a mare di alcuni piccoli corsi d’acqua (fossi), che attraversano zone più o meno densamente abitate dei comuni della costa Apuana (ma lo stesso ragionamento vale anche per altre zone della costa Toscana). In generale si hanno situazioni per le quali:

  • Una parte delle immissioni (attraverso “caditoie” e idrovore) di acque “bianche” sono contaminate da reflui di origine domestica (per commistione delle reti fognarie, per allacciamenti abusivi, ecc.);
  • le reti fognarie non sono ancora state completate in alcune zone e vi sono problemi di obsolescenza delle condotte esistenti;
  • vi sono numerosi impianti di trattamento privati (fosse biologiche) poco efficienti e/o in cattivo stato di manutenzione ed alcuni casi di mancanza di autorizzazione;
  • le precipitazioni costituiscono un fattore di rischio per la qualità delle acque di balneazione e, quindi, per la salute dei bagnanti, perché movimentano questi carichi inquinanti e costringono i gestori dei depuratori ad attivare i by-pass degli stessi,.

Nella provincia di Massa Carrara insistono 5 divieti permanenti per motivi igienico-sanitari (sui 10 esistenti in tutta la costa Toscana), tutti in corrispondenza di foci di corsi d’acqua:

Consultando i suddetti link è possibile visualizzare i livelli dei superamenti dei limiti di legge che si sono ripetuti anche in questa stagione balneare, con i relativi apporti di inquinamento fecale, quindi, al mare. Fra l’altro nella zona insiste anche un fosso, il Poveromo, normalmente non monitorato, nel quale il 15 luglio, per segnalazioni di maleodoranze, è stato effettuato un campionamento che ha evidenziato valori molto alti ((E. coli 24.196 MPN/100mL rispetto ad un valore limite di 500 e Enterococchi intestinali 4.600 UFC/100 mL rispetto ad un valore limite di 200)

Inoltre, in occasione della classificazione delle acque 2010-2013, due aree di balneazione di questa zona (Marina di Carrara Ovest e Magliano) sono state declassate da qualità eccellente a buona, proprio per il ripetersi di episodi temporanei di inquinamento. (vedi la situazione aggiornata di tutte le aree di balneazione della provincia di Massa Carrara)

Conclusioni

Le esperienze maturate in questi anni consentono di formulare le seguenti considerazioni::

  • non è un fatto naturale ed ubiquitario che la pioggia dia luogo ad inquinamento fecale dell’acqua di mare. Succede solo dove i sitemi fognari sono inadeguati. Il sedimento organico di fossi non contaminati da scarichi fognari non presenta le contaminazione escherichia coli ed enterococchi che si monitorano per il controllo della balneazione;
  • laddove ci sono invece sistemi fognari non adeguati ogni evento meteorico di una certa intensità può causare un aumento della contaminazione nei fossi e, di conseguenza, nei punti di immissione a mare, con pregiudizio della qualità delle acque di balneazione (divieto temporaneo);
  • saltuariamente, anche in assenza di precipitazioni, si sono verificati limitati casi di contaminazione delle acque di balneazione, ma quasi sempre nelle aree influenzate dagli apporti dei fossi;
  • le acque di diversi fossi che sfociano lungo il litorale risultano spesso contaminate, anche in modo elevato, da cariche batteriche di origine domestica, a causa di scarichi abusivi o di impianti di trattamento carenti;
  • una risoluzione definitiva di queste situazioni può essere realizzata solamente attraverso interventi strutturali da parte delle amministrazioni comunali e dei gestori dei sistemi fognari e di depurazione;
  • è oltremodo inopportuno che in situazioni in cui le acque sono contaminate (e quindi potenzialmente a rischio per la salute delle persone) si eluda il controllo per non decretare undivieto di balneazione che ha finalità di tutela della salute. Al contrario, se simili contaminazioni sono “prevedibili”, allora la legge stabilisce la possibilità/necessità di diramare divieti di balneazione preventivi in presenza di evidenti contaminazioni del mare, anche in assenza di campionamenti da calendario. Le amministrazioni comunali, in attesa dei suddetti interventi strutturali, potrebbero quindi valutare di stabilire (come accade in altre regioni) divieti temporanei di balneazione preventivi (es, della durata di 48h) in presenza di giornate di pioggia e nelle zone dove è prevedibile l’apporto significativo di inquinanti fecali da parte dei corsi d’acqua.
  • In ogni caso l’Agenzia è tenuta a verificare il ripristino dell’idoneità delle acque di balneazioneper la revoca del divieto.

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