Foto Lezione Teatro Guglielmi Low FB2014Sette giovani aspiranti ballerini professionisti pronti ad “emigrare” all’estero per inseguire il sogno di lavorare in una compagnia o in una produzione teatrale. Il 43% è spinto fuori dal nostro paese da “mancanza di alternative” mentre il 40% lo farebbe soltanto per opportunismo professionale. Solo il 17% sarebbe disposto a cambiare completamente la propria vita per ragioni economiche. Uno su cinque è invece convinto che, per emergere, in Italia, siano necessarie raccomandazioni ed amicizie (20%); 4 su 10 sarebbe pronto ad imboccare anche la strada del reality show pur di arrivare a destinazione. A dirlo è un’indagine realizzata dal Festival Internazionale della Danza che si apre mercoledì 25 giugno nella città di Massa. Tra gli ospiti Carla Fracci, Anbela Toromani e Brial Bullard: un migliaio di talenti arrivati da tutta la penisola per partecipare agli stage e al concorso. L’indagine, dal titolo “Danzare in tempo di crisi: ambizioni e prospettive” ha evidenziato il “disincanto” di una generazione di giovani danzatori alle prese con una profonda crisi di aspettative. Per loro il futuro è “incerto e condizionato da fattori esterni anche alle proprie capacità personali, attitudinali e caratteriali”.

 

La metà dei ballerini intervistati è “pessimista” per il proprio futuro professionale; appena il 20% ha ammesso di essere fiducioso per la propria carriera mentre il 30% non è ancora in grado di “dare una valutazione”. Ciò nonostante il “talento”, la preparazione e il percorso di studi sono ancora considerati elementi fondamentali ed indispensabili per chi è intenzionato di trasformare una passione, la danza, in una professione remunerativa. Molta importanza è data propria alla scuola, agli insegnanti e all’ambiente di formazione: per il 35% è il principale degli elementi per considerare la possibilità di lavorare nel mondo dello spettacolo e del teatro. Chi danza ed intraprende un percorso di sacrifici quotidiani che spesso significano anche rinunciare a tempo libero, amicizie e amori, ammette di essere pronto a “preferire” all’Università o scuola paritaria pur di intraprendere un percorso di studi in un’accademia o lavorare in una compagnia. Lo farebbe il 70%, una percentuale molto alta. Gli aspiranti ballerini non trascurano la possibilità di partecipare ai talent-show come “Amici”. Per il 40% è “una possibile soluzione”, il 15% è convinto che possano aprire interessanti prospettive professionali e lavorative mentre c’è un 45%, quasi la metà, che non ci andrebbe “mai” o non parteciperebbe alle audizioni.

 

L’indagine offre uno spaccato sincero, immediato e “reale” delle aspettative di giovani danzatori e danzatrici pronti a prendere il largo, cercare chance e stimoli anche all’estero pur di inseguire un sogno ed un’idea di vita che in questa fase della storia del nostro paese sembra molto lontano. Il dato finale interessante, e che deve costituire oggetto di analisi, è legato alle prospettive: 7 giovani su 10 sceglierebbero, messi di fronte ad un’esperienza professionale e lavorativa nel campo della danza, di restare in Italia. Purtroppo ambizioni e prospettive non sempre coincidono.