funerale fornarettoPiù di mille persone in corteo per l’addio a Umberto Mosti, 59 anni, il popolare Fornaretto. Personaggio ultra dinamico organizzatore di eventi, appassionato di motori (moto e auto da rally) e naturalmente eccelkso pizzaiolo detentore di due record mondiali da Guinness. Suo, dei suoi collaboratori e amici, della città alla fine il record della pizza più lunga del mondo, un chilometro e duecento metri. Cattedrale gremita, fuori le bandierine colorate da gara di rally. La città si è stretta intorno ai familiari con passione, con i ricordi, tanti e tutti belli di un uomo sempre appassionato.

C’era tutta una grande comunità a omaggiarlo: gli amici più stretti, i clienti del ristorante, gli abitanti di Romagnano – dove aveva la sua pizzeria, il Fornaretto – i compagni “di motori”, i commercianti, i conoscenti e quelli che di lui hanno solo sentito parlare. Presenti anche rappresentanti dell’amministrazione comunale.Il feretro ricoperto dalla bandiera tricolore – la stessa che lui sventolava sorridente in piedi sul tavolo quando vinse il suo secondo record al Cinquale – è stato accompagnato in chiesa passando sotto un tunnel di ufficiali di gara con la bandiera gialla alzata, segno che il mezzo doveva rallentare. Un tributo alla sua altra passione: il rally, le gare, il rombo dei motori che spingono l’auto a tutta velocità sulle strade sterrate. La cattedrale era gremita di gente, nonostante moltissime persone fossero rimaste fuori, tant’è che a celebrare la messa c’erano quattro parroci: don Giulio Rossi, don Giovanni Locatelli, don Simone Giovannella e don Primiero Cortini. A mala pena si riusciva a sentire l’omelia del parroco, ma si udivano invece forti e ben chiari i singhiozzi dalle prime file. Quelle lacrime strozzate e respinte nello stomaco che inevitabilmente risalivano a ogni parola pronunciata dall’altare. Un’omelia in cui don Rossi ha cercato di spiegare il senso di quella perdita e il senso di quel dolore a chi è rimasto. Al termine della messa il feretro è stato ricondotto sotto il tunnel degli ufficiali di gare, stavolta accompagnato da tre lunghi applausi. Poi il silenzio e un altro applauso. Quello dell’addio.

 

Il Tirreno