cava fornace“La risposta dell’assessore non ci soddisfa anzi, conferma quello che oramai cittadini e comitati denunciano da tempo” è questo il commento dei consiglieri Staccioli, Donzelli, Marcheschi e Chiurli dopo aver ricevuto la risposta dell’assessore regionale Bramerini in merito all’interrogazione presentata sulla discarica dell’ex Cava Fornace.

La discarica dell’Ex Cava Fornace arriverà nel giro di pochi anni a +98 metri sul livello del mare, con una volumetria di circa 320mila metri cubi di rifiuti, e la marmettola costituisce e costituirà solo un flusso residuale, in netta contrapposizione con quelle che erano le disposizioni iniziali, secondo le quali lo smaltimento dei residui della lavorazione lapidea del comparto apuo versiliese costituiva il motivo principale per la creazione della discarica. Questa è, in sintesi, la risposta pervenuta dall’assessore regionale ad Ambiente ed Energia, Anna Rita Bramerini, ai consiglieri Marina Staccioli, Giovanni Donzelli e Paolo Marcheschi (Fratelli d’Italia) e Gabriele Chiurli, che avevano presentato un’interrogazione ad hoc per chiarire una volta per tutte la situazione dell’impianto.

“Oltre ad essere insoddisfacente sotto molti aspetti, la risposta dell’assessore desta perplessità e preoccupazione – commenta la consigliera Staccioli – innanzi tutto infatti è stata confermata la presenza di amianto nella parte della discarica in provincia di Massa Carrara, questo nonostante la classificazione dell’impianto sia per rifiuti inerti e non pericolosi, e l’amianto sia invece catalogato come rifiuto pericoloso”, “inoltre – proseguono – c’è la questione paradossale delle attività di monitoraggio, affidate allo stesso gestore dell’impianto, con l’Arpat che invece effettua solo attività di controllo programmato al fine di accertare il rispetto delle prescrizioni della stessa autorizzazione. Il controllato diventa quindi controllore”.

“A preoccupare inoltre è il completo disinteresse verso le gravi vulnerabilità idrogeologiche, geomeccaniche e sismiche, sostenute e dimostrate da tecnici e comitati, e di conseguenza verso quelle ambientali che potrebbero conseguire, con l’area protetta del Lago di Porta ad un passo e le tre sorgenti sotterranee – continua Staccioli – ma anche la discordanza con le disposizioni del D.lgs 36/2003 in termini di ubicazioni delle discariche”. “Poi vorremmo finalmente capire perchè sono state importati ben 1.100 metri cubi di terre contaminate dalla bonifica dell’ex cava Bargano, in provincia di Lodi, dove vennero smaltiti illegalmente centinaia di fusti contenenti diossina, anche la diossina è un rifiuto non pericoloso?”.

“L’ex Cava Fornace doveva essere un sito per lo stoccaggio degli scarti di lavorazione del marmo, e quindi di interesse e aiuto al comprensorio, invece sta diventando in tutto e per tutto una discarica, probabilmente perché a qualcuno amianto e fanghi di dubbia composizione convengono di più della marmettola e della salute di cittadini e territorio” è l’amara conclusione dei consiglieri.