I recenti articoli in cronaca della Lunigiana riguardanti il PET di Aulla, considerata la lunga militanza lavorativa nell’area dell’Emergenza/Urgenza, mi portano a scrivere alcune riflessioni.

Il pareggio di bilancio portato avanti dall’attuale Direzione dell’ASL1 si deve considerare lodevole (non è possibile continuare ad essere additati come coloro che hanno dilapidato le risorse economiche della sanità Toscana).  Le scelte per realizzare questo obiettivo devono essere oculate e influenzate da strategie sanitarie che tengano conto della qualità e della sicurezza dei Livelli essenziali di Assistenza quali il Primo Soccorso sia nei confronti dei cittadini che degli operatori e dei volontari che concorrono a realizzarlo nella pratica.

Senza voler dare consigli a nessuno esistono però dei criteri che debbono guidare la programmazione del primo soccorso:

1)      il primo è sicuramente la concentrazione abitativa e/o lavorativa e la condizione orografica del territorio di cui si ha la responsabilità assistenziale in modo che il livello essenziale di assistenza (LEA) degli eventi acuti sia il più possibile eguale per tutti i cittadini;

2)      inoltre è necessario tener presente la necessità di dover “centralizzazione” i pazienti verso un Ospedale che ha il ruolo di fornire o un assistenza di qualità o comunque l’assistenza alle patologie acute e agli eventi traumatici: in tal caso è necessario prevedere e mettere in pratica le conseguenti modalità attuative che questa impostazione comporta.

E vengo all’oggetto che mi ha portato a ricordare ai cittadini e alla Direzione Generale dell’ASL1 questi assiomi generali, quasi ovvii e scontati:

–          il PET di Aulla è quello che fornisce assistenza a circa la metà della popolazione di Lunigiana per rispettare i tempi che la legge impone ai codici rossi per le aree urbane ed extraurbane;

–          -Aulla è l’unica cittadina lunigianese che risulta priva di una struttura ospedaliera di riferimento a cui il cittadino in caso di bisogno può rivolgersi per fronteggiare eventi acuti non risolvibili a domicilio (la casa della salute a gestione di medici di Medicina Generale è ancora una chimera)

–          se da Aulla si deve centralizzare un paziente (a Pontremoli, a Carrara, a Massa o all’OPA) il territorio di competenza resta completamente sguarnito di soccorso “qualificato” (di questo termine  non restino offesi i volontari, della cui preziosa opera e disponibilità nell’emergenza  sono una strenua sostenitrice).

–          le ambulanze così dette “BLSD” sono, pure necessarie, con soli  volontari a bordo, che però possono affrontare solamente il trattamento dell’arresto cardiaco (per fortuna evento non frequente) e somministrare ossigeno ma non sono in grado di approntare altri presidi terapeutici;

–          il costo di due o tre infermieri è di 66.000 o 99.000 euro: non credo che, con le motivazioni che ho ricordato, non sia possibile assicurare ai cittadini di Aulla un PET con infermiere e medico 24 ore/24, situazione questa in tutto simile  agli altri PET di Lunigiana.

Un’ultima osservazione: nell’ottica generale di risparmio che la  Regione Toscana sta portando avanti, forse è più giusto ridurre un punto di emergenza, che dista pochi chilometri da un’altro, in una grande città che non in un territorio vasto come la Lunigiana, con paesi che distano molti chilometri da ospedali e da distretti, sempre se continua ad essere valido il concetto che si debbono assicurare eguali livelli di assistenza a tutti i  cittadini toscani.

dott.ssa Franca Leonardi (già Direttore del Dipartimento Emergenza/Urgenza)