“Il decreto non rispecchia, se non in maniera parziale, le indicazioni uscite dal Consiglio regionale e dal Consiglio delle autonomie locali della Toscana”.

Ad affermarlo, nel corso della comunicazione svolta in Aula consiliare sul decreto di riordino delle province approvato di recente dal Consiglio dei ministri, è stato l’assessore regionale ai Rapporti istituzionali, Riccardo Nencini, che ha parlato di “tre province e di un’inedita città metropolitana”.

“Dentro i parametri del governo poteva nascere un’altra provincia, quella Lucca e Massa Carrara, così come poteva essere sviluppata in modo assai diverso l’area metropolitana fiorentina, che invece si estenderà dall’Abetone a Greve in Chianti assommando ai poteri delle vecchie province altre prerogative sotto forma di coordinamento”. E ancora: “Ma non è tutto. Nelle pieghe del decreto si intravede anche un’ipotesi di riorganizzazione dello Stato dentro il territorio”.

Secondo il decreto governativo, le nuove province toscane saranno tre: Arezzo, Siena e Grosseto, Massa con Lucca e Pisa e Livorno. La città metropolitana di Firenze, che secondo l’auspicio della Regione doveva interessare solo i comuni concentrici al capoluogo regionale, si allargherà invece a Prato e Pistoia.

“Arezzo rimane provincia e il giudizio è positivo”, ha detto Nencini. Che ha parlato di “novità anche a livello nazionale” per l’assetto dell’area metropolitana fiorentina ed ha evidenziato che, nel caso di superprovince come quella che nascerà dall’unione di Livorno con Pisa, Lucca e Massa Carrara, “si potrà derogare alle indicazioni contenute nel decreto per l’individuazione del nuovo capoluogo perché esso potrà essere individuato, a maggioranza, da tutti i comuni interessati alla nuova provincia”.