“Le colline del Candia stanno esplodendo perché evidentemente qualcosa è cambiato. Sono lì fin dal tempo dei romani, in pochi anni la gestione scellerata e senza controllo del territorio dell’uomo le ha compromesse. Se oggi fossero qui ci prenderebbero a calci”. Per Vincenzo Tongiani, Presidente Provinciale Coldiretti arriverà il tempo di fare iconti con il passato, ma anche con il futuro. Dal 2010 la situazione, nellecolline della pregiata Doc, è profondamente precipitata. Le frane e gli smottamenti ormai non si contano più. Solo tra sabato e domenica le ferite aperte nel versante di Massa sono centinaia. Il territorio è fragile, la gente ha paura ed ogni anno è sempre peggio. Secondo il Presidente di Coldiretti le “colline sono esplose, e non sono franate”. Un movimento “atipico” che porta l’analisi oltre le colline teatro del disastro, l’ennesimo nel giro di due anni: “i terrazzamenti non sono franati, ma sono come esplosi dall’interno come se una bolla d’acqua avesse spinto la terra verso l’esterno, verso valle – fa notare Tongiani che ha visitato le zone colpite – è evidente che l’assetto idrogeologico del territorio è cambiato profondamente in particolare nell’area a ridosso della collina. Il sistema di regimazione idrico è stato modificato e nel frattempo si è costruito tanto, tantissimo, a valle. Si è continuato a tombare, a stravolgere la geografica secolare dei fossi, a snaturarne la configurazione. Questo è il risultato della mano dell’uomo. L’acqua da qualche parte deve defluire per arrivare al mare”. C’è un detto che si rincorre nei campi e che fa parte della saggezza contadina: “Dopo cento anni e tre mesi l’acqua torna al suo paese”. “Non è in pericolo solo la gente del Candia e le imprese ma tutta la comunità – spiega ancora – prima Carrara, poi la Lunigiana poi Aulla, poi Massa. L’incremento degli eventi climatici eccezionali è sotto gli occhi di tutti”.

Una volta terminata l’emergenza il territorio dovrà prendere coscienza del fatto che “qualcosa si è rotto. Gli interventi tampone non servono, e oggi mi chiedo se anche le ordinanze hanno un senso”. Nel Candia sventolano sulla testa degli abitanti 360 ordinanze con cui il Comune aveva intimato – poi tutto era stato prorogato al 31 dicembre di quest’anno dopo le pressioni di Coldiretti – la messa in sicurezza delle zone a rischio frana. Interventi a spese dei cittadini insostenibili per le imprese e per le famiglie per cui si stanno aspettando, ormai da due anni, i contributi promessi ma mai arrivati. “Oggi hanno senso quelle ordinanze alla luce di quanto è successo? Si intima alle imprese e alle famiglie di mettere in sicurezza i terreni e ripristinare la regimazione idrica quando non si sa dove mandare l’acqua e la pioggia che arriva a valle.  Occorre prima uno studio serio per capire l’assetto idrogeologico del territorio ed intervenire per riequilibrarlo correttamente. Non è a colpi di ordinanza, mettendo la gente al muro, che si rivolve il problema. Non è così che si scarica il problema”. Non è in tono polemico che Coldiretti vuole affrontare la fase delicata dell’emergenza, ne iniziare un processo ai colpevoli o presunti: “serve senso di responsabilità da parte di tutti, degli amministratori e del funzionari, e di tutti gli attori del territorio, ed anche della stampa che segue le vicende”. Tongiani torna a chiedere lo sblocco immediato dei 480 mila euro già stanziati dalla Regione Toscana relativi all’alluvione del 2010: “Non basteranno – conclude – ma intanto daremo ossigeno alle imprese”.