La Provincia di Massa e Carrara è da sempre una provincia particolare.
Pur facendo parte della Toscana essa se ne distacca culturalmente e storicamente ponendosi come regione di “transizione” tra le diverse realtà fisiche, etniche e culturali dell’Emilia e della Liguria.
Il convergere di questi fattori ha fatto si che la Provincia non abbia mai corrisposto ad una omogenea realtà né dal punto di vista culturale né da quello fisico suddividendosi peraltro nelle due sub-regioni del litorale apuano e della media e alta valle del Magra (cd Lunigiana).
Del resto Massa e Carrara era nata provvisoriamente nel 1859 con i territori degli ex Ducati di Parma e Modena e assegnata alla Toscana.
Una circoscrizione artificiale come già scriveva lo Strafforello nella sua “Geografia dell’Italia” (1896). Un territorio che fino al 1923 raggruppava una parte della Garfagnana (17 comuni) e una parte della Lunigiana storica, comprendente l’area costiera apuana ma senza quella
spezzina.
L’abolizione di una parte delle province italiane (tra cui la suddetta) prevista dal Governo può essere l’occasione per rimediare ad un errore storico-politico protrattosi per un secolo e mezzo: la costituzione della Provincia della Lunigiana comprendente le attuali province di
Massa-Carrara e La Spezia, da aggregare alla Liguria.
Tranquillizzo i benpensanti conservatori (non politicamente intesi). Alla base di questa proposta non vi è nulla di nostalgico, di secessionista, di rivoluzionario. Solo la presa d’atto oggettiva di una sub-regione già esistente. Non solo da un innegabile punto di vista storico-culturale ma soprattutto economico-funzionale, aspetto che nella gestione politico-amministrativa di un territorio, dovrebbe essere centrale, strategico e prioritario.
Se si analizzano le due province si scopre che da sempre esse sono caratterizzate da intensi flussi di persone, merci, capitali, informazioni: insomma sono fortemente integrate e formano una unica regione “funzionale” come si direbbe in geografia economica. La provincia apuana da sempre ha maggiori relazioni con La Spezia che con Lucca.
Anzi, la mancata unità amministrativa tra le due province contermini è stato un fattore negativo di sviluppo se solo si pensa alla mancata pianificazione territoriale e alla politica infrastrutturale completamente disunita, incoerente e spesso dannosa.
Pur facendo parte della Toscana essa se ne distacca culturalmente e storicamente ponendosi come regione di “transizione” tra le diverse realtà fisiche, etniche e culturali dell’Emilia e della Liguria.
Il convergere di questi fattori ha fatto si che la Provincia non abbia mai corrisposto ad una omogenea realtà né dal punto di vista culturale né da quello fisico suddividendosi peraltro nelle due sub-regioni del litorale apuano e della media e alta valle del Magra (cd Lunigiana).
Del resto Massa e Carrara era nata provvisoriamente nel 1859 con i territori degli ex Ducati di Parma e Modena e assegnata alla Toscana.
Una circoscrizione artificiale come già scriveva lo Strafforello nella sua “Geografia dell’Italia” (1896). Un territorio che fino al 1923 raggruppava una parte della Garfagnana (17 comuni) e una parte della Lunigiana storica, comprendente l’area costiera apuana ma senza quella
spezzina.
L’abolizione di una parte delle province italiane (tra cui la suddetta) prevista dal Governo può essere l’occasione per rimediare ad un errore storico-politico protrattosi per un secolo e mezzo: la costituzione della Provincia della Lunigiana comprendente le attuali province di
Massa-Carrara e La Spezia, da aggregare alla Liguria.
Tranquillizzo i benpensanti conservatori (non politicamente intesi). Alla base di questa proposta non vi è nulla di nostalgico, di secessionista, di rivoluzionario. Solo la presa d’atto oggettiva di una sub-regione già esistente. Non solo da un innegabile punto di vista storico-culturale ma soprattutto economico-funzionale, aspetto che nella gestione politico-amministrativa di un territorio, dovrebbe essere centrale, strategico e prioritario.
Se si analizzano le due province si scopre che da sempre esse sono caratterizzate da intensi flussi di persone, merci, capitali, informazioni: insomma sono fortemente integrate e formano una unica regione “funzionale” come si direbbe in geografia economica. La provincia apuana da sempre ha maggiori relazioni con La Spezia che con Lucca.
Anzi, la mancata unità amministrativa tra le due province contermini è stato un fattore negativo di sviluppo se solo si pensa alla mancata pianificazione territoriale e alla politica infrastrutturale completamente disunita, incoerente e spesso dannosa.
Se compito della politica è quello di amministrare al meglio un territorio valorizzandone le sue vocazioni ritengo quindi sbagliata l’aggregazione di Massa e Carrara alla maxi provincia che dovrebbe nascere in Toscana comprendente oltre a Livorno, Pisa, Lucca e forse
anche Prato. Ragionando in un’ottica prettamente localistica ed egoistica il territorio apuano continuerebbe peraltro a rimanere marginale come è sempre stato finora.
Ogni tanto nella storia si presentano occasioni importanti. Io credo che una classe politica, seria, responsabile, competente e lungimirante dovrebbe saperle cogliere magari dotandosi anche di un po’ di coraggio.
Pensiamo ad esempio all’annessione della Germania Est che non sarebbe mai avvenuta senza l’audacia di Kohl. La “Politica” è qualcosa di più dell’ordinaria amministrazione.
* Docente di Geografia Economica, già deputato eletto nel collegio Carrara-Lunigiana
* Docente di Geografia Economica, già deputato eletto nel collegio Carrara-Lunigiana
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dal Il Manifesto